Pagine Ebraiche maggio 2020
Il dossier Informazione
“Parole, usiamole responsabilmente”
“Il miglior alleato dei giornalisti ha un nome e cognome. Sta al Quirinale e si chiama Sergio Mattarella”.
Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana dal 2015, confermato per un ulteriore quadriennio nel 2019, Giuseppe Giulietti non ha dubbi. È al Colle che il giornalismo che vuol continuare ad essere libero e autorevole deve guardare con fiducia. “Parto – sottolinea a Pagine Ebraiche – da un presupposto: l’articolo 21, quello in cui si disciplina la libertà di stampa, è l’architrave del nostro ordinamento costituzionale. Una conquista ottenuta a fatica dopo gli anni terribili di un regime che, non a caso, aveva posto il controllo della stampa da parte dei prefetti al terzo punto delle leggi fascistissime dopo l’assunzione dei pieni poteri da parte di Mussolini e lo svuotamento del Parlamento. Il Capo dello Stato l’ha spesso menzionato, ricordandone l’immenso valore e ribadendo il concetto che libertà di informazione e democrazia sono elementi inscindibili”.
Un concetto che, a detta di Giulietti, un numero crescente di italiani sembra aver assimilato in questo tempo di crisi. “L’idea che l’informazione sia un pubblico servizio di fondamentale importanza si è senz’altro rafforzata. Ad ogni livello. Penso ad esempio alla stampa locale, che ha svolto e continua a svolgere un ruolo essenziale nel racconto della pandemia”.
Per Giulietti questa crisi ha esaltato il meglio, ma anche il peggio della categoria. “Non tutti purtroppo esercitano questa professione responsabilmente. Diffido ad esempio di tutte quelle trasmissioni televisive in cui, snobbando le competenze, si costruiscono ring. In cui invece che per discutere e confrontarsi si è invitati per azzannare. È l’aspetto più deteriore e talvolta – osserva sconsolato il presidente della Fnsi – rischia di mettere in ombra chi svolge questo lavoro in modo ben diverso”.
Proprio per questo, negli scorsi mesi e con il contributo anche delle comunità religiose, è stata varata la carta “Parole, non pietre” che punta a mettere un argine alla deriva delle parole che ammorbano la società. Vi si legge: “Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi. Non temiamo di dare una rettifica quando ci accorgiamo di aver sbagliato. Diamo voce ai più deboli. Impariamo il bene di dare i numeri giusti. Le parole sono pietre, usiamole per costruire ponti. Diventiamo scorta mediatica della verità. Non pensiamo di essere il centro del mondo. Il web è un bene prezioso: viviamolo anche come bene comune. Connettiamo le persone. Diamo corpo alla notizia, portiamola nelle piazze digitali”.
Un richiamo a tutti i giornalisti, che non possono sottrarsi da una riflessione e da un chiaro impegno in tal senso. Per costruire e non per distruggere. Perché questo possono fare le parole, se usate in modo inappropriato. “È un tema – spiega Giulietti – che non potrà essere eluso, anche quando questa emergenza sarà superata. Andremo avanti senza esitazione per la nostra strada, nonostante il tentativo di chi vuol metterci i bastoni tra le ruote gridando alla censura ed evocando in modo maldestro proprio l’articolo 21. Si violerebbe, a detta di chi contesta l’iniziativa che abbiamo assunto, la libertà di parola ed espressione. Ma non c’è nessuna censura nel mettere un freno a comportamenti profondamente sbagliati. A tutti loro ricordo, e ci mancherebbe pure, che la nostra Costituzione non tollera antisemitismo, sessismo, squadrismo, l’invito a eliminare chi non è gradito. Il dovere dei giornalisti è tenere a mente la Costituzione contrastando chi usa le parole come pietre per uccidere la diversità”.
E poi, tra i punti che resteranno prioritari, lotta serrata a bufale e fake news: “Anche questa pandemia – ricorda Giulietti – ci ha confermato quanto falsificazioni e allarmismi strumentali volti solo a destabilizzare siano pericolosi per la tenuta della nostra società”. Un rischio che la buona informazione è chiamata a contrastare sul campo, ogni giorno. “Spesso – prosegue Giulietti – in questi anni ci è sentiti un po’ soli. Non sempre, a livello istituzionale, si è infatti colta l’importanza di contrastare con forza ogni tentativo di screditamento della categoria. Non sempre si è riconosciuto al giornalismo il ruolo di essenziale presidio democratico, messo in pericolo il quale si mette in pericolo qualunque cittadino. Registro comunque parole incoraggianti dall’attuale sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella, che ha anche voluto partecipare con noi al lancio di ‘Parole, non pietre’. La politica è spesso distratta, ma ho comunque il dovere di far arrivare, anche lì, le nostre istanze”.
Un altro tavolo delicato, sottolinea, sarà quello con gli editori, anche per effetto delle profonde trasformazioni che arriveranno per effetto della crisi. “Sicuramente, tra gli editori, ci sarà chi cercherà di far passare l’idea che le redazioni si possano svuotare, che un certo tipo di precariato sia inevitabile. Ovviamente non siamo d’accordo. Lavoreremo e stiamo già lavorando per farci trovare pronti”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
Dossier Informazione – Pagine Ebraiche maggio 2020
(18 maggio 2020)