È scontro sul fondo europeo

Divisioni, all’interno dell’Unione Europea, sul fondo comune annunciato da Macron e Merkel. È un fronte di quattro Paesi (Austria, Olanda, Svezia e Danimarca) a guidare l’opposizione a questa misura. Il negoziato non sarà semplice. “La proposta franco-tedesca annunciata due giorni fa di un Recovery Fund finanziato da debito comune – osserva tra gli altri il Corriere – rompe un tabu che aveva frenato finora il processo di integrazione europea e che aveva sempre trovato contrario il fronte del Nord con la Germania in testa. Ora viene meno l’alleato più potente ma resta l’opposizione dei Paesi ‘frugali'”. 
Per La Stampa il premier Conte sarebbe rimasto spiazzato da Macron e starebbe cercando di alzare la posta, prevedendo una soluzione al ribasso per il nostro Paese. “Con la solita astuzia Macron si è messo alla testa dei Paesi del Sud, e senza chiedere il permesso ai colleghi ha posto le basi del compromesso possibile. Roma e Madrid, suoi alleati naturali, hanno fatto di necessità virtù plaudendo all’accordo. Ma l’Italia – ci si chiede – sarà davvero in grado di ottenere di più?”.
Suscita intanto più di una preoccupazione la risalita dei contagi. Molti amministratori locali puntano il dito contro il mancato rispetto, da Nord a Sud, delle misure di sicurezza previste. “La Fase2 – si legge su Repubblica – è appena cominciata e già un esercito trasversale di disobbedienti di tutte le età ha deciso che la guerra è finita, liberi tutti, dimentichiamo i lutti e la paura. Piazze assaltate per l’aperitivo da Milano a Catania, file incredibili davanti agli store Ikea, movida da sabato sera intorno ai locali, parchi affollati di runner giovanissimi e anziani a capannello a discutere, appunto, del virus, incuranti, naturalmente, del metro di distanza”. A suscitare allarme anche le mascherine poste “intorno al collo, sulla testa, avvolte a serpente intorno al polso, ovunque tranne che davanti a naso e bocca”. 

Perquisite, ieri all’alba, le casa di alcuni estremisti di destra che da tempo minacciano in rete il cronista di Repubblica Paolo Berizzi. “Gli investigatori – spiega il quotidiano – sono arrivati all’identificazione anche grazie alla collaborazione di Facebook, che ha fornito molti dati utili a svelare chi si nascondeva dietro profili anonimi”. Tra il materiale sequestrato, oltre a un’ascia e un megafono con simboli neofascisti, “computer, telefonini, memorie usb, volantini di gruppi nazifascisti, bandiere con croci celtiche”. 

Ormai è da tempo che Daniele Luttazzi ha esaurito la sua vena comica. Nella sua rubrica sul Fatto Quotidiano dà oggi il peggio di sé, con accostamenti gravi e insulsi. “Sono il solo a vedere – scrive – la contraddizione tragica fra la Pesach, che celebra la liberazione degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto, e la schiavitù in cui l’Israele di Netanyhau tiene il popolo palestinese? E per evitare la solita manfrina: sei un antisemita se quei sei milioni ti hanno fatto piacere, non se critichi la politica di apartheid del governo Netanyahu”.

Sul Corriere si parla de Il genio americano, il nuovo saggio di Massimo Teodori pubblicato da Rubbettino. Molte le riflessioni critiche dedicate a Trump. Per Teodori il presidente degli Stati Uniti agirebbe ispirandosi al “nativismo” tipico dei protestanti che, tra il XIX e il XX secolo, “avevano alimentato i movimenti populisti e autoritari contro gli immigrati cattolici ed ebrei che sconvolgevano i modi di vita delle precedenti popolazioni anglosassoni”. 
Sempre il Corriere segnala Einstein in Bohemia (Princeton University Press) di Michael Gordin, dedicato al periodo che il grande scienziato trascorse a Praga a partire dalla primavera del 1911. “Fu a Praga – viene spiegato – che cominciò a porre le basi per quello che sarebbe divenuto il suo capolavoro intellettuale, la teoria generale della relatività. Ed è sempre a Praga che Einstein per la prima volta iniziò a fare i conti con la propria identità ebraica”. 

A otto anni dalla prima uscita torna La mia generazione, il doppio disco dedicato da Marco Ferradini ad Herbert Pagani. Ne scrive Il Manifesto, ricordando la poliedricità dell’esperienza artistica di quest’ultimo: “Cantautore, disc-jockey, poeta, scrittore, scultore, pittore, e attore. Dopo essere scappato dalla Libia per sottrarsi ai pogrom antisemiti, visse tra l’Italia, la Germania e la Francia, affinando la sua voce melodiosa e le sue doti di scrittura”.  

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(20 maggio 2020)