Voci d’Israele, tutte da ascoltare

Con le cuffie nelle orecchie è ancora più facile essere trasportati nella caotica stazione degli autobus di Tel Aviv e nelle sue storie di umanità. Oppure a Gerusalemme, alla porta di tre famiglie che condividono lo stesso cognome e lo stesso destino: la perdita, a distanza di pochi giorni, dei figli in guerra. Tutti e tre con lo stesso nome, Yuval Harel. E ancora, sempre con le cuffie, sembra di essere in via Herzl 48 a Dimona, nel profondo sud, o a Kiryat Shmona, a pochi passi dal Libano, per ascoltare le storie degli inquilini di una strada dal nome e numero evocativi. Si può ascoltare anche in macchina o dalle casse, in ogni caso Sipur Israeli o Israel Stories, il podcast creato da quattro amici con pochi strumenti e molta buona volontà, è un modo affascinante per scoprire la società israeliana nelle sue diverse sfumature. Senza riempirsi i polmoni di retorica e luoghi comuni, questo podcast che oggi conta centinaia di migliaia di ascoltatori in tutto il mondo rappresenta una boccata di ossigeno per chi vuole entrare in contatto con donne e uomini d’Israele, ascoltare le loro storie quasi come se fosse seduto lì accanto a loro. “Volevamo raccontare l’umanità israeliana, i suoi volti. Dall’ebreo haredi al lavoratore straniero, dal palestinese al beduino, dal kibbutzniki al telavivi – racconta a Pagine Ebraiche Mishy Harman – Niente politica o conflitto. Ma dare voce ai nostri concittadini, a chi condivide questa terra. Ascoltarli e fare in modo che venissero ascoltati”. Così è nato Sipur Israeli, realizzato quasi dieci anni fa da Mishy assieme a Roee Gilron, Shai Satran e Yochai Maital ed ispirato al celebre cugino americano This American Life. “Mi stavo preparando per fare un lungo viaggio per gli Stati Uniti. Avevo messo sulla mia focus le mie poche cose e il mio cane Naomi. Pronto per partire, Roee mi aveva scaricato sullo smartphone i podcast di This American Life. Parliamo del 2010, io non sapevo neanche cosa fosse un podcast ma ascoltarlo è stata un’esperienza incredibile, quasi magica. Improvvisamente mi venivano raccontate le vite, le storie, le emozioni di persone che altrimenti non avrei mai incontrato”. Circa 2,5 milioni di persone ascoltano This American Life, che ogni settimana racconta, con intelligenza e originalità, storie di vita americana. “Mi sembrava di aver rotto tutte le barriere sociali semplicemente ascoltando quel podcast e così ho pensato che si potesse replicare in Israele. Siamo un paese piccolo ma ognuno vive nella sua comunità di riferimento, ognuno nel suo minuscolo mondo isolato dagli altri e un po’ autoreferenziale”. Senza competenze radiofoniche né giornalistiche, Mishy e i suoi amici hanno cominciato a mettere su materiale. Hanno chiesto l’aiuto dei professionisti di This American Life “e loro sono stati così gentili da ospitarci e darci consigli”. Il primo episodio, racconta Mishy, lo hanno ascoltato un pugno di persone tra parenti e fidanzate. Poi, con una certa chuzpah, Mishy ha presentato una puntata pilota a un comandante di Galei Zahal, la popolare radio dell’esercito israeliano. “Non credo nemmeno sapesse cosa fosse un podcast… Però poi la puntata è piaciuta e ci hanno scritturato per una stagione”. Poi i quattro sono diventati un team completo ed è stata lanciata la versione inglese, che oggi, stagione dopo stagione, ha conquistato un pubblico sparso in 194 paesi diversi. “Abbiamo ottenuto la fiducia di chi ci ascolta e di chi ci affida le sue storie. Cerchiamo di porci sempre in maniera originale. Mi rivedo molto nelle parole del Nobel per la fisica Isidor Isaac Rabi, che raccontava come ogni giorno, quando da bambino tornava a casa, la madre gli chiedesse ‘hai fatto domande intelligenti oggi?’. È importante porsi le domande giuste e rispettare i nostri interlocutori”. Ed è importante, sottolinea Mishy, oggi più che mai tornare ad ascoltarsi. E con Israel Stories si può ascoltare Israele, o almeno alcune delle sue voci.

Daniel Reichel, Dossier Informazione, Pagine Ebraiche Maggio 2020