Abravanel di Pirot,
una tragedia dimenticata

Quando ho iniziato le mie ricerche storiche sulla famiglia Abravanel mi sono subito ritrovato in una situazione familiare talmente complessa da poter essere paragonata al mitico labirinto di Cnosso. Gli stessi nomi: Isaac, Judah Leon, Samuel, Yacov, Joseph, per gli uomini, Sara, Rachel, Rivka, Anna, Gioia, Letizia, Benvenida, per le donne, Nomi che si ripetono all’infinito nel corso delle generazioni. Inoltre i continui matrimoni tra consanguinei, tra cugini, rendono la tracciatura dell’albero genealogico di questa famiglia un rompicapo senza fine. È questo il motivo per cui ho preso l’abitudine di prendere nota di qualsiasi notizia su ogni singolo individuo che porta il cognome Abravanel cercando di creare una mappatura di questa famiglia nel corso dei secoli e nei loro spostamenti territoriali ricostruendo, dove è possibile, i legami di parentela. Sono venuto così a ricostruire la loro storia e a trovarli oltre che in Italia e da qui a Salonicco, nella loro terra di origine: la Spagna e il Portogallo dai quali non si erano del tutto allontanati; nell’isola di Madeira, ad Amsterdam, a Londra, in Brasile, nelle Isole Caraibiche e negli Stati Uniti. I loro discendenti hanno dato vita a rami famigliari con nuovi cognomi in Austria, Prussia, Polonia e Ucraina, trasformando la loro storia in qualcosa di veramente eccezionale ed unico. Approfondendo le mie ricerche mi sono imbattuto in un membro della famiglia Abravanel: un certo Bencion vissuto a Pittsburgh in Pennsylvania. Incuriosito sono andato a ritroso nel tempo e sono riuscito a risalire e a comporre l’albero genealogico della sua famiglia. Una famiglia vasta, sicuramente legata al famoso ramo italiano stabilitosi a Salonicco e di lì in Serbia nella contrada di Pirot, dove questa famiglia aveva trovato rifugio e prosperità economica. La ricerca da me iniziata ha portato alla luce, mio malgrado, una pagina tragica della storia dell’umanità legata alla Shoàh, alla quale la famiglia Abravanel di Pirot ha contribuito pagando un prezzo veramente alto. Per comprenderla in tutta la sua tragicità dobbiamo inserirla nel contesto storico dell’epoca. La manipolazione della verità storica che per ottanta anni ci ha tramandato l’immagine della Bulgaria come paese salvatore della sua popolazione ebraica, durante il secondo conflitto mondiale, è alquanto falsata. Molti non sanno che il governo bulgaro contribuì e partecipò alla campagna di genocidio nei confronti degli ebrei che risiedevano in Tracia e in Macedonia in quelle che vennero definite “le nuove terre di Bulgaria”. Per lunghi anni il silenzio e l’oblio hanno avvolto una pagina di storia della seconda guerra mondiale. Il regno di Bulgaria retto da Boris III, che vantava origini germaniche e che aveva sposato Giovanna di Savoia figlia di Vittorio Emanuele III, era legato al patto tripartitico con Germania, Italia e Giappone. La Bulgaria nel corso degli anni che precedettero il conflitto, aveva visto il nascere, il crescere e il consolidarsi dell’ideologia fascista; e anche in Bulgaria l’antisemitismo fu utilizzato per convogliare il malcontento popolare dovuto alla grande crisi economica che attanagliava il paese, che si concretizzò in un piano di requisizione delle proprietà e dei capitali dei cittadini ebrei. Prima dello scoppio della guerra abbiamo la nascita e il proliferare del movimento razzista dei “legionari” che con le loro azioni repressive caratterizzate da atti vandalici, soprusi e aggressioni terrorizzavano gli ebrei bulgari. Il processo di avvicinamento all’ideologia antisemita della Germania e dell’Italia portarono inesorabilmente la Bulgaria ad adottare, nel 1940, leggi antiebraiche sul modello di Norimberga. Quando nel marzo del 1943 furono stabiliti i nuovi confini della Bulgaria vennero annessi parte dei territori della Tracia, della Macedonia e il distretto di Pirot (Serbia meridionale) e conseguenzialmente gli ebrei ivi residenti. Successivamente, dietro pressioni del governo tedesco, il commissario bulgaro per gli affari ebraici, Alexander Belev, si accordò per la deportazione di 20mila ebrei da prelevare dai nuovi territori annessi e da quelli precedenti. Questo accordo prevedeva l’eliminazione dal territorio bulgaro di quegli ebrei che venivano designati come indesiderati e come sobillatori politici. Questo doveva essere il primo passo verso il progetto tedesco che prevedeva la deportazione di tutta la popolazione ebraica del paese. Se il progetto non si realizzò, lo si deve all’opera del deputato Dimitri Peshev, nonostante che lo stesso, nel 1940 aderì e votò le leggi antiebraiche. Egli opponendosi al progetto nazista con il sostegno di altri deputati e dei vertici della chiesa ortodossa bulgara, fece fallire il progetto di deportazione degli ebrei. Sembrerebbe una storia a lieto fine ma purtroppo la verità è alquanto amara: se è vero che con il suo operato si riuscirono a salvare 48mila ebrei residenti nei vecchi territori bulgari è altrettanto vero che ne furono sacrificati 11.343 residenti in Tracia, Macedonia e nel distretto di Pirot che furono inevitabilmente avviati alle camere a gas di Treblinka in Polonia. In questo contesto storico si inserisce la storia di una famiglia ebrea: gli Abravanel della cittadina Serba di Pirot. Dalla loro onomastica possiamo dedurre che fossero discendenti di Samuel Abravanel figlio di Don Isaac e di Benvenida Abravanel, quindi quel ramo della famosa famiglia stanziatosi in Italia tra la fine del 1400 e la prima metà del 1600 e successivamente trasferitosi a Salonicco. Come sono giunti nella cittadina di Pirot, non è dato saperlo, vane sono state le ricerche per trovare delle notizie storiche sulla comunità locale, tracce cancellate dagli eventi del conflitto mondiale. Quello che di sicuro sono riuscito ad appurare è che, nella prima metà dell’800 viveva a Pirot il capostipite di questi: Jehuda Leon Abravanel, la cui data di nascita, dovrebbe essere collocata tra il 1830-40, lo stesso può dirsi per sua moglie Rachel Abravanel. Dalla loro unione nacquero cinque figli: due maschi e tre femmine. Purtroppo il nome delle figlie non ci è pervenuto mentre quello dei maschi sì: Nissim ed Ascher. Nissim Abravanel era il primogenito, Nato nel 1861 aveva sposato all’età di 15 anni Rejna Konfino, di soli 13 anni, nata nel 1863. Il secondogenito di Jehuda Leon, Asher, era nato nel 1878, sua moglie Dzoja Bukas era nata nel 1886, nulla di preciso sappiamo sulla professione di Ascher, molto probabilmente era dedito al commercio. Notizie più precise, invece, abbiamo su Nissim, importante proprietario terriero, possedeva numerosi terreni adibiti al pascolo sulla montagna di Isuvoj, allevatore di ovini, produceva il famoso formaggio “Pirot”, che veniva non solo commercializzato in Serbia ma era esportato in Bulgaria e in Turchia. Inoltre era dedito al commercio dei tessuti. Nissim Abravanel aveva avuto ben 12 figli di cui nove maschi e tre femmine. Purtroppo conosciamo solo il nome di una figlia e non delle altre due. Dei figli maschi si conoscono tutti i nomi.
Ecco l’elenco:
1. Leon Jheuda nato nel 1878
2. Jacov nato nel ?
3. Israel nato nel 1890
4. Sarah (Natan) nata nel 1891
5. Dr. Haim nato nel 1896
6. Moshe nato nel 1898
7. Samuel nato nel 1901
8. Bencion nato nel 1902
9. Zevi nato nel 1904
10. Joseph nato nel 1905
11. Figlia femmina sconosciuta
12. Figlia femmina sconosciutA
Il fratello di Nissim Abravanel, Asher, aveva avuto 7 figli di cui 5 maschi e due femmine. Di loro si
conoscono tutte le identità:
1. Leon Jehuda nato nel 1904
2. Haim nato nel 1905
3. Rahel (Jusefovich) nato nel 1910
4. Marko nato nel 1913
5. Nissim nato nel 1915
6. Yacov (1917-1918 ?)
7. Ester (Mandil) ?
Nel 1941 quando le truppe tedesche invasero la Serbia e la Macedonia, crebbero la paura e la
preoccupazione degli ebrei che vivevano in queste regioni. Molti cercarono di spostarsi nelle aree
italiane come l’Albania, o rifugiandosi in quella parte della Grecia che la spartizione aveva
assegnato agli italiani come le isole e il distretto d’Atene. Nissim Abravanel, sicuramente
preoccupato per la sua famiglia, pensò di trovare una via di scampo in Bulgaria. I motivi che lo
spinsero a questa scelta forse sono da ricercare nei rapporti commerciali che intratteneva con questo
paese. Molto probabilmente influì una rete di conoscenze e di amicizie consolidatesi nel tempo e
che sarebbero potute tornare utili sia a lui che alla sua famiglia nel momento in cui si fossero
trasferiti in Bulgaria. Egli decise quindi all’età di ottanta anni, di andare a sondare tale possibilità.
Clandestinamente varcò il confine insieme alla moglie Rejna. Le cose però non andarono come sperato: traditi da una donna furono consegnati alle milizie fasciste. Nissim Abravanel fu immediatamente ucciso, sua moglie invece, riuscì a rientrare a Pirot. Questo lo deduciamo dalla sua data di morte avvenuta nel 1942, lo stesso anno in cui morirono – ma sarebbe corretto dire furono uccisi – molti membri della famiglia Abravanel di Pirot. La maggior parte di loro morirono una parte nel 1942 e l’altra nel 1943. Cercheremo di capire ciò che accadde e perché. Approfondendo le mie ricerche non appariva alcuna traccia anche piccola che potesse spiegarmi il diverso anno di morte, poteva sembrare un errore ma in realtà così non lo era. La spiegazione è arrivata da una notizia legata a Israele Abravanel figlio di Nissim: egli e tutta la sua famiglia furono uccisi nel 1942 a Nis. Alla fine del 1941 la Gestapo aveva istituito il primo campo di concentramento in Jugoslavia, il Lager Nis in cui furono rinchiusi prigionieri politici, ebrei e partigiani. Il campo di Crovni detto anche di Nis o Lagher Nis, era situato nella zona industriale dell’omonima cittadina, in questo campo furono eliminate circa 30mila persone; di questi 12mila ebrei serbi. Il metodo con cui venivano uccisi era la fucilazione. Le uccisioni degli ebrei rinchiusi in questo campo inziarono a febbraio del 1942 e terminarono nell’estate dello stesso anno, quelli che sopravvissero furono trasferiti al campo di Saimiste a Belgrado dove gli internati venivano uccisi con il gas di scarico dei furgoni predisposti a tale scopo. Il campo di Nis restò in funzione fino a settembre del 1944. Prima di ritirarsi i nazisti fecero riesumare le salme dalle fosse comuni e fecero incenerire i resti delle loro vittime per non lasciare alcuna traccia dei crimini commessi.
Della famiglia Abravanel di Pirot la maggior parte furono condotti e uccisi a Nis, altri a Belgradocampo di Saimiste. Il numero di coloro che morirono fu di 15. Essi erano:
1. Rejna Konfino Abravanel vedova Nissim di anni 79
2. Israele Abravanel figlio di Nissim di anni 52
3. Biuna Shoamovic Abravanel moglie di Israele di anni 47
4. Jehuda Abravanel figlio di Israel di anni 20
5. Rivka Abravanel figlia di Israel di anni 18
6. Rejna Abravanel figlia di Israel di anni 16
7. Sarah Natan Abravanel figlia di Nissim di anni 51
8. Moshè Abravanel figlio di Nissim di anni 44
9. Rebeka Mevorah Abravanel moglie di Moshè di anni 35
10. Daniel Abravanel figlio di Moschè di anni 15
11. Nissim Abravanel figlio di Moschè di anni 9
12. (nome sconosciuto) seconda figlia di Nissim
13. (nome sconosciuto) terza figlia di Nissim
14. Ester Mandil Abravanel figlia di Ascher di anni 22
15. Erica Danon Abravanel moglie di Haim figlio di Asher.
Inoltre furono uccisi in quanto partigiani durante un’azione:
Radmilla Rejna Corovic Abravanel figlia di Yacov e suo marito Jovan Corovic il 16 novembre del
1942. Entrambi avevano 24 anni.
Cosa accadde ai restanti membri della famiglia? Tutto rientra nel quadro storico dell’area. Nel 1943
il governo bulgaro decise di aderire parzialmente alla richiesta di deportazione degli ebrei residenti
sul suo territorio quindi acconsentì, pur di salvare quelli di nazionalità bulgara, a consegnare ai
tedeschi tutti quelli che vivevano nei distretti di Tracia, Macedonia e Pirot. Il 22 febbraio 1943
furono rastrellati e deportati in Polonia dalla Macedonia 7.217 persone. Il 4 marzo 1943 scattò
l’operazione per quelli di Tracia e Pirot. Le milizie Bulgare ne rastrellarono 4.058 in Tracia e 158 a
Pirot. Nella cittadina serba gli ebrei furono prelevati dalle loro abitazioni e radunati presso i locali di una scuola, da qui via ferrovia furono trasportati in Bulgaria ad un porto d’imbarco sul Danubio, qui su delle chiatte risalirono il corso del fiume destinazione Vienna. Arrivati nella capitale austriaca trovarono pronti ad attendeli dei vagoni bestiame destinazione Treblinka dove una volta giunti furono immediatamente gasati. Degli 11.433 ebrei deportati da questi territori ne
sopravvissero solo 11. Nessuno di loro era originario di Pirot.
In conseguenza a ciò il restante gruppo familiare subì una nuova falcidia.
Furono prelevati e deportati:
1. Leon Jehuda Abravanel figlio di Nissim di anni 65
2. Zumbula Aserovic Abravanel moglie di Leon di anni 56
3. Avraham Abravanel figlio di Leon Jehuda di anni 33
4. Sarina Abravanel figlia di Leon Jehuda di anni 28
5. Nissim Abravanel figlio di Leon Jehuda di anni 20
6. Samuel Abravamel figlio di Nissim di anni 42
7. Olga Anaf Abravanel moglie di Samuel di anni 33
8. Elisa Ela Abravanel figlia di Samuel di anni 12
9. Efraim Paja Abravanel figlio di Samuel di anni 10
10. Jacov Abravanel figlio di Nissim di anni 54
11. Sofi Aronovic Abravanel moglie di Jacov di anni 49
12. Zevi Abravanel figlio di Nissim di anni 40
13. Rachel Asael Abravanel moglie di Zevi di anni 30
14. Benjamin Abravanel figlio di Zevi di anni 8 (?)
15. Nissim Abravanel figlio di Zevi di anni 10 (?)
16. Reina Abravanel figlia di Zevi di anni 6 (?)
17. Rivka Abravanel figlia di Zevi di anni 4 (?)
18. Asher Abravanel fratello di Nissim di anni 65
19. Dzoja Bukas Abravanel moglie di Asher di anni 57
20. Marko Abravanel figlio di Asher di anni 30
21. (nome sconosciuto) moglie di Marko di anni 25 22. Nissim Abravanel figlio di Asher di anni 28
23. Sol Abravanel moglie di Yacov di anni 23
24. Moni Abravanel figlio di Yacov di 3 (?)
25. Julika Abravanel figlia di Yacov di anni 1 (?)
Bisogna fare una precisazione.
Dall’elenco dei deportati furono fatti salvi tutti coloro che erano medici o farmacisti e le loro
rispettive famiglie. All’epoca in Bulgaria vi era una forte carenza di tali categorie professionali
quindi le autorità si affrettarono a toglierli dalla lista. Per questo motivo Haim Abravanel figlio di
Nissim si salvò e insieme a lui sua moglie Berta Celebonovic Konfino e i suoi due figli Nissim e
Remi. Non ebbero a soffrire delle vicissitudini della guerra altri due figli di Nissim, Joseph e
Bencion, in quanto emigrati negli Stati Uniti anni prima. Inoltre, emigrò negli Stati Uniti anche
Leon Abravanel figlio di Asher con la moglie e i suoi due figli. Ricapitolando: di 77 persone che
componevano questo nucleo familiare, nel periodo in esame 1941-1943, solo 22 sopravvissero, ma
togliendo quelli che erano emigrati negli USA prima della guerra, il loro numero si riduce a 16. Nel
dettaglio: del nucleo familiare di Nissim Abravanel composto di circa 44 persone, ne furono uccise
34 e ne sopravvissero 10. Di quelle di Asher Abravanel, invece, di 33 persone 21 furono uccise
mentre 12 si salvarono. Il numero di bambini assassinati è di 9, mentre quello degli adolescenti di
età compresa tra i 15 e i 18 anni è di tre, portando il totale dei minori a 12.
Spero che il mio studio abbia portato luce sulla tragica vicenda in cui fu coinvolta la famiglia
Abravanel di Pirot, dando nuova vita a nomi e volti finiti ormai nell’oblio, i due fratelli Nissim e
Asher, i loro figli, i loro nipoti, ascrivendo la sorte a loro capitata all’immane tragedia legata allo sterminio degli ebrei del Peloponneso. Il crudele racconto della loro vita ci fa comprendere
l’enorme atrocità e la ferocia dei crimini commessi durante la seconda guerra mondiale e l’assurdità
dell’odio generato dall’antisemitismo che è stata la causa della perdita delle loro vite.

Ciro Moses D’Avino

(21 maggio 2020)