Il contagio della violenza

Guerriglia urbana a Minneapolis dove, complice anche l’entrata in scena dei suprematisti bianchi, la tensione sociale è ormai alle stelle. Una situazione che, a detta degli analisti, rischia di costituire una polveriera non solo per gli Stati Uniti.
Scrive il Corriere a proposito delle proteste degli afroamericani: “Le marce, i sit-in sono onde increspate, imprevedibili. C’è chi si limita a gridare gli slogan. ‘No justice, no peace’, il più ricorrente. Ma molti ragazzi e ragazze si spingono fino al limite della provocazione. Premono sui cordoni degli agenti. Agitano il dito medio a dieci centimetri dalle visiere, dagli scudi. Fanno vibrare le transenne, le strappano dalle mani dei poliziotti. Li sfidano a usare lo spray urticante. Rispondono lanciando gavettoni”.
Ad aumentare il caos l’infiltrazione di militanti dell’estrema destra. Lo scrittore André Aciman, intervistato dalla Stampa, accusa il presidente Trump di soffiare sul fuoco e per il futuro vede scenari particolarmente cupi: “C’è questa minoranza armata di suprematisti bianchi, che vuole avvenga qualche disastro, perché così potrebbe attaccare il sistema messo in piedi all’epoca del movimento per i diritti civili. Dall’altra parte ci sono persone così arrabbiate e danneggiate, che vogliono la rivoluzione anche loro”. 
Per il politologo Marc Lazar, che ne parla con Repubblica, “non si possono escludere repliche in Europa di quella che potremmo definire ‘sindrome di Minneapolis’, laddove possono verificarsi anche da noi episodi di violenza e razzismo della polizia in zone in cui si concentra la vulnerabilità economica, sociale e, in questo ultimo periodo, anche sanitaria”. Tra i paesi più esposti Lazar vede anche l’Italia. 
“I negazionisti di destra”: così Repubblica presenta i gruppi di estrema destra scesi in piazza a Milano e Roma per protestare contro le misure intraprese nella lotta al Covid-19. “Militanti neofascisti, disoccupati più o meno organizzati, lavoratori imbufaliti. Un fronte – si legge – solo in apparenza disomogeneo, gravitante intorno all’ultradestra populista che, per cavalcare la protesta e soffiare sulla rabbia sociale, da un paio di mesi abbraccia deliranti posizioni negazioniste”. 

L’ebraismo e il rifiuto degli idoli. Sulla Lettura del Corriere il noto germanista Claudio Magris parla di religione, letteratura, racconto. Lo fa partendo da una storia chassidica che ha per protagonista il Baal Shem Tov. Nelle sue conclusioni Magris scrive che “le testimonianze mistiche delle grandi fedi sottolineano l’impossibilità di definire Dio, di dire qualcosa di lui, di possederlo intellettualmente”. Riprendendo la definizione di un filosofo marxista critico, Max Horkheimer, ne parla come di Assolutamente Altro, irriducibile a ogni rappresentazione. “È questo Altro che apre continuamente nuovi orizzonti alla nostra vita. Questo Altro è piena libertà, anche nei suoi confronti. Non ti farai idoli, è l’essenza dell’ebraismo. E la Torah – sottolinea – vieta di farsi un idolo persino della parola di Dio”.
Sempre La Lettura ospita una recensione dell’ultimo libro di Nadia Terranova, Come una storia d’amore (Perrone), raccolta di dieci racconti declinati al femminile che ha tra i suoi scenari anche l’antico Ghetto ebraico di Roma. A firmarla è Simone Innocenti.

L’ambientalismo di Levi. Catastrofi ecologiche, epidemie, dialoghi con gli animali. Come racconta Marco Belpoliti su Repubbica, è nei suoi testi meno noti che affiora l’ambientalismo di Primo Levi. “Accanto al Levi testimone dello sterminio ebraico, allo scrittore della Tregua, al chimico de II sistema periodico e al narratore di Se non ora, quando?, c’è anche l’ecologista, il propugnatore di una nuova etica ambientale. Un autore – scrive Belpoliti – oggi ancora tutto da scoprire”.

Le destre e “il furto della bandiera”. Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo, prendendo spunto dalla prossima ricorrenza del due giugno, parla del “furto della memoria, furto delle feste nazionali della Liberazione e della Repubblica e furto della bandiera” che sarebbe ormai esercitato da tempo da parte di quelle componenti della destra italiana che il giornalista ed ex parlamentare definisce post-fasciste. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(31 maggio 2020)