Il mondo ebraico e le tensioni in Usa
“Ingiustizie sociali chiedono una svolta
Ma no alla protesta violenta”

“Siamo solidali con la comunità afroamericana in quanto costretta ancora una volta a subire dolore e sofferenze inflitte da un sistema razzista e ingiusto”. E ancora: “L’ingiustizia e le diseguaglianze sistemiche richiedono un cambiamento sistemico. Adesso”. 
Anche l’Anti-Defamation League, l’organizzazione non governativa ebraica nata nel 1913 per lottare contro l’antisemitismo e per l’affermazione dei diritti umani, ha preso posizione sul caso di George Floyd e sull’ondata di indignazione che ha scosso gli Stati Uniti d’America. “La sua brutale uccisione – si sottolinea in un comunicato – è stata preceduta da un’esplosione di omicidi razzisti e crimini d’odio in tutto il Paese”. 
Da vari giorni, come noto, la protesta si è riversata nelle strade. Dodici gli Stati in cui è entrata in azione la Guardia Nazionale, con il coprifuoco che da Minneapolis è stato poi imposto nelle principali città. A Washington il presidente Trump è stato portato per sicurezza nel bunker della Casa Bianca. 
Una situazione ad altissima tensione che vede anche il mondo ebraico interrogarsi su quel che sta accadendo. Jodi Rudoren, caporedattrice del Forward, firma un editoriale che ha come tema centrale quello dell’empatia: “Si è da poco conclusa la festa di Shavuot, durante la quale siamo stati chiamati a proiettarci sul Monte Sinai. Sette settimane fa era Pesach, che ci invita a ricordarci del tempo in cui fummo schiavi in Egitto. Oggi dobbiamo immaginare di essere George Floyd”. La nostra capacità di essere davvero empatici, sottolinea la giornalista dell’autorevole media ebraico statunitense, “determinerà quale tipo di ebraismo vogliamo lasciare da immaginare alle generazioni che verranno”. La Jewish Telegraphic Agency racconta la storia di Vivian Fischer, che ha offerto assistenza medica a chi era in strada a Minneapolis. “Mi è sempre stato insegnato – racconta – che l’etica ebraica ci dice di andare dove c’è bisogno”.
Preoccupazione è intanto espressa per la vandalizzazione di alcuni luoghi ebraici, con scritte antisemite che sono ad esempio apparse sulla facciata di una sinagoga di Los Angeles. Un fatto condannato dalla stessa Anti-Defamation League, che ricorda come all’odio non si risponda con altro odio. “Nessuno ha il diritto di usare una tragedia per commettere atti di violenza, saccheggi e furti” il tweet del Simon Wiesenthal Centre dedicato a chi sta approfittando del clima di grave instabilità sociale per finalità che non siano quelle di una protesta pacifica.
“Tutto questo – viene detto – dissacra la memoria di George Floyd”. 

(1 giugno 2020)