Due giugno,
prospettive divergenti
Due giugno, Festa della Repubblica. Un’occasione forte di nuova coesione nazionale. Ma anche un rischio emergente di snaturamento populista e antidemocratico. Al di là di una troppo facile retorica che tende ad accostare la difficile ripresa dall’epidemia e dai suoi pesanti effetti economico-sociali alla fase epica della ricostruzione post-bellica, il settantaquattresimo anniversario del Referendum istituzionale da cui nacque la Repubblica Italiana costituisce un potente richiamo a una visione politica costruttiva e unitaria, a una presenza e a un sentimento di collettiva partecipazione democratica fondati sulla Costituzione (approvata ed entrata in vigore solo un anno e mezzo dopo la nascita del nuovo Stato) di cui oggi più che mai il Paese ha bisogno, impegnato come è in uno dei periodi più difficili della sua vicenda. In modo più concreto e condiviso rispetto al rituale ricordo di una ricorrenza istituzionale, la giornata di oggi rappresenta dunque un momento di riflessione e di stimolo/impegno per le forze politiche, sociali, culturali nella direzione di un recupero da realizzare seguendo la strada indicata dalla nostra Carta: quella dell’antifascismo e della Resistenza che ne sono la fonte, dei valori democratici e umanitari, dell’europeismo e della solidarietà internazionale, dell’antirazzismo e di una società fondata sul lavoro e sui diritti dei lavoratori.
Divergente rispetto a questa direzione fondamentale, si profila però un altro orientamento, evocato e percorso in forte sintonia dai due schieramenti populisti antidemocratici del nostro panorama politico. Recentemente divisi da rivalità circa la rappresentanza di una massiccia opposizione di destra alla linea del governo, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno trovato un punto di coesione nel tentativo comune di appropriarsi dei valori unitari e nazionali della Festa della Repubblica, indicendo proprio per oggi – data vincolata a valori fondanti – una manifestazione unitaria Lega/Fratelli d’Italia per protestare contro la politica governativa. Un vero e proprio furto, come opportunamente lo ha definito Furio Colombo sul “Fatto Quotidiano”; aggravato dalla richiesta di deporre un omaggio al Milite Ignoto presso l’Altare della Patria, gesto riservato al Presidente della Repubblica a nome di tutti gli italiani. Un furto, oltretutto, del tutto snaturante e fuorviante, in considerazione dei sopra ricordati valori democratici alla base della nostra Repubblica e delle radici fasciste sostanziate di becero populismo di cui si nutrono i due leader della destra e i loro partiti. Un furto tuttavia ben studiato, occorre dirlo; un colpo di mano apertamente teso ad aggregare, manipolare e mettere in movimento, secondo il più tipico metodo populista, masse di oppositori insoddisfatti in cerca di facili bersagli collettivi.
Sulle motivazioni di un diffuso malessere pronto a prendere fuoco e di una chiara mancanza di identificazione con le vicende e i principi portanti del nostro Stato occorrerà riflettere ancora.
Per il momento, limitiamoci a denotare queste due direttrici opposte emergenti nel Giorno della Repubblica: da un lato il sogno positivo e concreto di una nuova costruzione nel segno dei valori costituzionali; dall’altro l’incubo di un ribellismo populista verticistico e para-fascista mascherato da nazionalismo anti-istituzionale. Con la forte speranza che, come un mattino sereno, il futuro realizzi il sogno costruttivo e faccia svanire l’incubo antidemocratico.
David Sorani
(2 giugno 2020)