Ascoltare

Nel giorno di Ferragosto 1941 il Reich istituì un Ghetto presso il quartiere Slobodka della città lituana di Kaunas [Kovno], rinomato centro di cultura ebraica e yiddish dell’Europa orientale, polo di studi biblici e talmudici nonché sede della prestigiosa Yeshiva Slobodka; il Ghetto arrivò a ospitare 40mila ebrei, centinaia di essi fuggirono dal Ghetto unendosi ai partigiani sovietici presso le foreste limitrofe.
Gran parte della popolazione del Ghetto idonea al lavoro fu impiegata nella costruzione di una base aerea militare a sud di Kaunas; lo Judenrat creò nel Ghetto laboratori e attività lavorative adatte a donne, bambini e anziani (esclusi dal lavoro coatto) avviando altresì un’opera conservativa di trascrizioni e arrangiamenti di canti popolari e tradizionali ebraici, poesie, mappe, diari, fotografie.
Il 29 ottobre 1941 militari tedeschi e ausiliari lituani si resero responsabili di un esecrabile omicidio di massa noto come Velká akce; circa 10.000 uomini, donne e bambini residenti nel Ghetto furono uccisi presso il Devátá pevnost e i loro corpi gettati nelle fosse.
Nell’autunno 1943 le SS assunsero il controllo del Ghetto rimodulandolo in Lager, l’8 luglio 1944 i tedeschi evacuarono il Campo trasferendo la maggior parte degli ebrei rimasti a Dachau e Stutthof; nell’imminenza dell’arrivo delle truppe sovietiche il Ghetto fu raso al suolo, 2.000 ebrei perirono carbonizzati o uccisi mentre fuggivano dal Ghetto in fiamme, altri si nascosero in bunker sotterranei che i militari tedeschi fecero saltare (l’1 agosto 1944 le truppe sovietiche liberarono Kaunas).
A Kaunas si sviluppò una discreta attività compositiva imperniata sul repertorio vocale in lingua yiddish; da citare Mamele (scritto nel 1943 dopo una Kinderaktion nel Ghetto) e Schneyele del compositore Percy Haid (trasferito nel luglio 1944 a Dachau), Meyn kleyner martirer, Di serenade (dedicata ai raid aerei sovietici su Kaunas), Tsu dem toyer di Moshe Zalman Diskant, Baym Geto Toyerl (su Oyfn Pripetshik di Mark Varshavsky), In slobodker yeshive (su Shulamis di Abraham Goldfaden), Yaales (termine utilizzato dagli ebrei polacchi per indicare i nazisti) e Zog mir, du geto–yidl di Avrom Akselrod; Yidish tango di Ruven Tsarfat, Der komitetshik di Nosn Markovski, Tsores und Layd (su un canto rivoluzionario russo), Maystes (dal film sovietico Vesyolye rebyata) di Abraham Cypkin, Nit Ayer Mazl di Saul Shenker, Ikh Hob Mayn Man Farloyrn di Tsvi Garmize, Nor nit geklogt (su L’Internationale di Pierre de Geyter), Geto Lebn scritto da Anonimo.
Il violinista, direttore d’orchestra e arrangiatore Misha Hofmekler (foto), pupillo di Ilya Malkin (già maestro di Jascha Heifetz), apparteneva a una famiglia di musicisti trasferitasi nell’autunno 1920 a Kaunas a seguito dell’occupazione polacca di Vilnius; direttore dell’orchestra della Radio Lituana, nel 1924 registrò proprie opere con i suoi fratelli per l’etichetta Odeon.
Trasferito con i suoi familiari presso il Ghetto di Kaunas, nell’estate 1942 costituì e diresse l’orchestra della polizia del Ghetto; la Yeshiva Sloboda fu adibita non senza polemiche a sala da concerto.
Nell’aprile 1944, in seguito alla liquidazione del Ghetto, Hofmekler fu trasferito a Stutthof, Dachau e infine presso il sub–Campo di Landsberg am Lech dove fu liberato alla fine di aprile 1945; nel giugno 1945, presso il St. Ottilien DP Hospital Camp, Misha riabbracciò suo fratello Robert, violoncellista emigrato nell’autunno 1938 negli USA e arruolato nelle fila dell’esercito statunitense.
Dopo la Guerra riprese l’attività concertistica e si trasferì in Israele, ivi si esibì presso la Jerusalem Radio e diresse l’orchestra del King David Hotel; nel 1955 si trasferì a Monaco dove morì nel 1965.
Il resto della sua famiglia scomparve; suo padre Motel (violinista e violoncellista) morì a Birkenau, sua madre Bertha (musicista) morì presso il Devátá pevnost, suo fratello Leo (pianista) morì nel massacro di Ponary, sua sorella Zelda (violinista) morì nel 1944 in un bunker sotterraneo durante la liquidazione del Ghetto, suo fratello Daniel (violoncellista dei Berliner Philharmoniker) emigrò nella Palestina Mandataria e divenne primo violoncello della futura Israel Philharmonic Orchestra.
Dramma nel dramma, Guerra e deportazione annientarono numerose scuole di pensiero e linguaggio musicale; grandi menti del pensiero artistico del Novecento scomparvero in pochi anni.
Dovremmo provare nostalgia non già del passato ma del futuro, perché è là che si trova la dimensione spazio–temporale di questa musica; parafrasando quel che dice Gandalf nel Signore degli Anelli, “questa musica vuole essere trovata” e, aggiungasi, ascoltata.
Ascoltare è la chiave che scardina il portale dei mondi, fisici e non; la più importante preghiera ebraica inizia con “Ascolta (Shemà)”.
A quel punto, non ci sarà neanche bisogno di comprendere questa musica o approfondirne le radici; sarà sufficiente ascoltarla.

Francesco Lotoro

(3 giugno 2020)