La mobilitazione del mondo ebraico
“Ogni vita umana ha valore immenso,
l’America riparta da questo concetto”

“Siamo al fianco di chi lotta contro l’odio e il razzismo. Crediamo che le opportunità garantite dalle leggi che i fondatori di questa grande terra hanno istituito siano principi inalienabili ispirati alle nostre Sacre Scritture. Gli ebrei saranno sempre con chi difende i diritti”. 
Lo proclama in una nota il Rabbinical Council of America, la più importante organizzazione rabbinica ortodossa statunitense. Una ferma presa di posizione sul tema del razzismo contro la comunità afroamericana che sta infuocando il Paese. Con una importante sottolineatura aggiuntiva: “Condanniamo i comportamenti illegali di chi contamina il ricordo di George Floyd con rivolte e saccheggi. La chiave per attuare un cambiamento positivo nella società è nella dimostrazione pacifica. Non attraverso la distruzione di proprietà e il danneggiamento delle vite altrui”.
Molte le voci e le organizzazioni del mondo ebraico che stanno intervenendo sui fatti americani. Per la Orthodox Union, che pure ha lanciato un appello per la cessazione di ogni violenza, “il razzismo non è una questione del passato o semplicemente una questione politica, ma un pericolo reale e presente che deve essere affrontato”. Il punto di partenza, viene affermato, “è nel riconoscimento che tutte le persone sono state create a immagine e somiglianza di Dio e che ogni vita umana ha un valore immenso”.
Per capire qualcosa di più su quel che sta accadendo ci siamo rivolti allo storico e saggista Massimo Teodori, tra i massimi esperti di vicende statunitensi e autore tra gli altri del saggio di recente pubblicazione Il genio americano. Sconfiggere Trump e la pandemia globale (ed. Rubbettino), che è stato nostro ospite nel videopilpul trasmesso ieri sera. 
“Il razzismo – afferma Teodori – è un fiume carsico che è sempre lì, sotterraneo. Ci sono dei momenti in cui esce fuori. Perché proprio adesso? C’è una causa specifica, particolare, ed è l’uccisione di George Floyd. Ma ci sono anche motivi più generali. Il primo è che la pandemia ha messo in risalto che una parte notevole della comunità afroamericana ha vissuto una condizione di estrema inferiorità, con un accentuamento della marginalità e della povertà sociale”. E poi, aggiunge, l’atteggiamento della presidenza Trump “che ha permesso nel silenzio e nell’ambiguità che episodi razzisti potessero avvenire, favorendo un clima che ha dato modo al fiume carsico di venire alla superficie”. 

(3 giugno 2020)