Assisi, la guerra e la fantasia che salva

“Nel 1943, per salvarsi dalle persecuzioni naziste, la mia famiglia trovò rifugio ad Assisi, dove ricevette un aiuto meraviglioso da parte del vescovo Nicolini e di tutto il clero locale. Ci fornirono anche di carte d’identità false, dove risultavamo originari di Lecce. All’inizio, ancora con i documenti veri, si alloggiò per un mese in un piccolo albergo, l’Albergo del Sole, e successivamente in una casa privata; qui avevamo due camere, di cui una era la stanza da pranzo, il luogo dove praticamente si viveva gran parte della giornata. Al centro c’era un grande tavolo rettangolare, di legno scuro”.
È lì, racconta Mirjam Viterbi Ben Horin, che è nato Gli abitanti del Castelletto. La storia dei gemelli Clara e Marino abitanti del castelletto nato da un sogno e, allo sfaldarsi dello stesso, caduto sulla terra. L’opera di fantasia di una bambina ebrea italiana perseguitata dal nazifascismo che immagina una storia, la scrive e la disegna per isolarsi dalle brutture del mondo. Non ci sono infatti né Shoah né violenze. Un quaderno verde diventa il suo rifugio. Attraverso le sue pagine può sentirsi nuovamente libera.
Quelle pagine sono oggi un libro. Le Edizioni francescane italiane lo hanno da poco mandato in stampa, riproducendo fedelmente tramite scansione ogni pagina con il proposito di condividere “la volontà di testimoniare la speranza di una bambina, che preda degli eventi terribili sviluppa un mondo di fantasia come a volersi proteggere da ciò che la circonda”.
Un testo che torna all’infanzia e costituisce un appendice ideale a un libro scritto in età matura, Con gli occhi di allora. Una bambina ebrea e le leggi razziali, nel quale Mirjam racconta l’impatto dei provvedimenti antiebraici promulgati dal fascismo nel ‘38 sulla sua famiglia. Il padre cacciato dall’Università di Padova, lei dal liceo pubblico. Solo l’inizio di una serie ferite, sofferenze e angosce che portano la famiglia fino ad Assisi, che si rivela (per loro, come per tanti altri ebrei in fuga dagli aguzzini) un luogo di salvezza. “Cominciai a scrivere ‐ racconta nella sua introduzione a Gli abitanti del Castelletto ‐ e man mano che andavo avanti incominciavano a prendere vita personaggi straordinari, che riempivano la mia solitudine e mi trascinavano in un mondo nuovo, sconosciuto, dove tutto aveva la luminosità delle favole. In quelle pagine io vivevo”. Nessuno tra i suoi cari sembra troppo colpito da quella attività. Fin quando un giorno il padre, passando lì vicino, dette un’occhiata a quei fogli e immediatamente ordinò alla figlia di cancellare un nome. Stava infatti introducendo, spiega Mirjam, “un personaggio cui avevo pensato di dare il nome di ‘Momolo Carotina’ e, secondo il papà, quel nome poteva evocare la nostra origine veneta e non quella meridionale, come doveva essere secondo le carte false”. Così, per non correre ulteriori rischi, Momolo divenne Filomeno. Un nome certamente più diffuso al Sud. “È a questo continuo fluire di fatti e di immagini fantastiche ‐ riconosce l’autrice ‐ che io devo in parte la mia salvezza interiore. Le cose terribili che avvenivano e che io sentivo e in un certo senso già ‘sapevo’, rimanevano ‘fuori’ o, meglio, si controbilanciavano con quello che era divenuto il mio mondo dove tutto era bello, possibile, buono”.
Il racconto si apre con l’immagine di un castello posto tra le nubi. Questa collocazione non è però fatta per durare: un bel (“brutto”) giorno il castello precipita sulla terra, portando con sé tutti i suoi abitanti (un padre, una madre, due figli gemelli, la governante, il cuoco, la cameriera, il cane). Ma non è un disastro. Il castello resta in piedi, e la vita in esso continua. Nel doloroso spaccato di vita da rifugiata vissuto da Mirjam, sottolinea la psicoterapeuta Miriam Marinelli, che firma la postfazione, “la fantasia, la creatività, l’immaginazione sono state davvero le leve vitali che hanno forzato e divelto i cancelli della prigionia subita, consentendole di tollerare la terribile prova della segregazione, fardello troppo pesante da reggere per le esili spalle di una ragazzina di soli 10 anni”. Quello che le è impedito nella realtà, “niente e nessuno le può impedire di viverlo nella sua immaginazione”. Vi si trovano castelli fatati, paesi dei nidi cinguettanti e dei prati smeraldini, un matrimono da favola tra la governante e l’omino del Paese dell’orologio che rende tutti felici (anche il cane Riki).
Il libro ospita una introduzione del vescovo Domenico Sorrentino in cui si ricorda il ruolo di testimonianza ma anche l’intenso impegno per il dialogo interreligioso svolto da Viterbi Ben Horin (elemento che ha caratterizzato anche la vita della sorella Graziella, madre del rav Benedetto Carucci Viterbi, scomparsa lo scorso anno e cui è stata dedicata l’ultima edizione del laboratorio giornalistico UCEI Redazione Aperta). “Nel 1943 ‐ scrive il vescovo ‐ Mirjam aveva dieci anni. Attualmente vive a Gerusalemme, con ricordi che riempiono la sua memoria ben oltre gli anni assisani, avendo ella avuto una vita ricca di esperienze, come musicista, medico specializzata in neurologia e psichiatria, scrittrice, sposa di un importante diplomatico, Nathan Ben Horin, benemerito per lo sviluppo dei rapporti tra Stato di Israele e Santa Sede”. Sottolinea ancora Sorrentino, cui per primo Mirjam ha mostrato il manoscritto (da quel confronto è nata l’idea di farne un libro): “Ho potuto conoscerla personalmente facendole visita a Gerusalemme. Periodicamente ci sentiamo al telefono. Mi colpisce la vividezza dei suoi ricordi, anzi, il culto che professa per una memoria sempre aderente ai fatti, lontana da ogni tentazione di falsificazione o di arricchimenti fantasiosi, fossero pure concepiti con le migliori intenzioni. La storia è storia”.
Al quaderno mancano le ultime pagine, perché strappate. “Forse perché ‐ ipotizza Marinelli ‐ la vita reale di quella famiglia di perseguitati, con la sopraggiunta liberazione dalla oppressione nazista, è rinata e il cielo libero lo si è potuto finalmente guardare anziché soltanto immaginare”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(5 giugno 2020)