“Distanziamento sociale fondamentale”
Israele e le cautele per i nuovi contagi

Israele guarda con grande attenzione ai numeri dei contagi da coronavirus dopo aver registrato di recente un aumento di questi ultimi. E, sottolineano gli esperti, quello che accade in uno dei paesi dove la pandemia è stata gestita meglio interessa il mondo intero. “I cittadini non sono abbastanza attenti – ha ammonito il dottor Tal Brosh, membro della task force per la pandemia del Ministero della Salute, in un’intervista rilasciata a Ynet – Tra due settimane, vedremo un aumento del numero di pazienti intubati e di quelli in gravi condizioni”. Per Brosh però, nonostante l’aumento del numero di nuovi casi, non è necessario imporre alle scuole di chiudere – come è invece accaduto in Israele – se a uno degli studenti o ai membri del corpo docenti viene diagnosticato il covid-19. “Le linee guida sono un po’ estreme. Non c’è bisogno di chiudere un’intera scuola a causa di uno studente o insegnante malato – le sue parole – È possibile eseguire un’indagine epidemiologica organizzata invece che chiusure di massa. A settembre ci troveremo esattamente nella stessa situazione, forse anche peggio a causa del freddo. Dovremo imparare a conviverci”. Un messaggio per la politica israeliana ma che sembra varcare i confini. Brosh è stato particolarmente critico rispetto alla mancanza del rispetto del distanziamento sociale tra i suoi connazionali.
Al tema del coronavirus il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha dedicato l’apertura della riunione di gabinetto di questa settimana. “Oggi nel mondo ci sono quasi sette milioni di contagiati dal coronavirus, che ha causato la morte di circa 400.000 persone. Anche nella nostra regione la situazione non è migliorata. Oltre all’Iran e alla Turchia, che insieme hanno diverse decine di migliaia di morti, abbiamo assistito di recente a un forte aumento anche in Egitto e in Arabia Saudita. L’Arabia Saudita ha aperto moschee e poi le ha chiuse alla luce di questa epidemia. Anche qui in Israele, negli ultimi giorni, abbiamo assistito a un forte aumento dei tassi di infezione. Come ho sempre detto: il virus è qui”, ha dichiarato Netanyahu. “Chi ha detto che non c’era pericolo qui da noi all’inizio o che non c’è pericolo ora, ha fuorviato l’opinione pubblica e ha incoraggiato comportamenti che hanno messo in pericolo sia la salute pubblica che la vita di molte persone. Parte dell’evidente aumento del tasso di infezione che abbiamo visto in Israele negli ultimi otto giorni deriva – ed era previsto – dalle misure che abbiamo adottato per allentare le restrizioni al fine di aprire la nostra economia. Ma parte dell’aumento deriva anche chiaramente da un allentamento nel rigoroso rispetto delle regole riguardanti le maschere, la distanza e l’igiene”. Per domani, ha dichiarato Netanyahu, sarà convocato il gabinetto che si occupa della pandemia e in cui saranno prese in esame le misure da applicare nelle scuole, nei trasporti e in altre aree a fronte dell’aumento nei contagi.
Durante la riunione Netanyahu ha parlato della minaccia iraniana mentre non ha toccato il tema dell’annessione di alcuni territori della Cisgiordania, che sta invece dominando il dibattito pubblico nazionale e non solo: ieri si è svolta una manifestazione a Tel Aviv con alcune migliaia di manifestanti che hanno dimostrato contro questo progetto, con interventi della sinistra israeliana e dei partiti arabi. Secondo Haaretz, la Germania – con il sostegno di quasi tutti i membri dell’Unione Europea (ad eccezione dell’Ungheria) e dei Paesi della Lega Araba, in particolare Giordania ed Egitto – sta facendo pressione sul governo Netanyahu affinché non porti avanti l’annunciata annessione. “La Germania, considerata uno dei principali sostenitori di Israele presso le organizzazioni internazionali, e custode del diritto internazionale, – scrive Haaretz – si oppone fermamente ai passi unilaterali verso l’annessione”. Una posizione che Berlino ribadirà vis-a-vis ai vertici della politica israeliana attraverso il suo ministro degli Esteri Heiko Maas che arriverà nei prossimi giorni a Gerusalemme in visita ufficiale.

(foto gpo)