Meis, l’ultimo giorno di Della Seta
“Questa esperienza sempre con me”
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“Il Meis siete tutti voi. Grazie per quattro straordinari anni trascorsi insieme”.
Sono le parole con cui direttore uscente del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara Simonetta Della Seta ha voluto salutare i suoi più stretti collaboratori, venerdì scorso, nell’ultimo giorno del suo mandato.
“In questo periodo dell’anno – ha affermato Della Seta – abbiamo letto le Massime dei Padri. Rabbi Tarfon ci ricorda come, nonostante la giornata sia molto corta e il lavoro molto grande, pur consapevoli di non riuscire a finire, non bisogna rinunciare ad iniziare e continuare la propria opera. Il lavoro al Meis mi ha permesso di guidarvi, ma anche di imparare tantissimo”.
“Durante il mio mandato – ha proseguito Della Seta – abbiamo costruito un luogo libero, ci siamo ispirati ai principali valori ebraici per trasmettere quanto essi siano universali e attuali, e anche per trasformare lo spazio che ospitava un carcere in un luogo di incontro dove si rispetta la persona umana, anche nelle sue diversità. Il lavoro di ciascuno di voi è stato, e resta, fondamentale per far crescere questo Museo, ormai conosciuto in Italia e nel mondo. Non vi lascerò mai, porto il Meis dentro di me e con me”.
“Non pensavo che l’orchestra del Meis fosse così numerosa” ha sottolineato rav Amedeo Spagnoletto, il nuovo direttore, venuto a Ferrara per un passaggio non solo simbolico di consegne. “Mi rincuora – ha poi aggiunto – sapere di poter contare su tanti collaboratori e consulenti; porterò qui la mia passione per l’ebraismo, e anche per il Meis. Dopo quattro anni di lavoro del direttore Della Seta abbiamo tutti gli strumenti, ci si può davvero rendere conto di quanto è stato fatto. L’auspicio è continuare ad ampliare l’offerta del museo e coinvolgere sempre più persone. Il periodo è difficile ma dobbiamo batterci per ripartire. Sono fiducioso che ci riusciremo”.
In conclusione è stato letto un messaggio del presidente del Meis Dario Disegni che ha rievocato il lungo e proficuo rapporto di collaborazione e amicizia con Della Seta: “Questo shabbat nelle sinagoghe di ogni parte del mondo verrà letta, a D-o piacendo, la parashah, ovvero la porzione della Torah, di Nasò, nella quale è contenuta la benedizione sacerdotale, che invoca dall’Onnipotente la concessione dello shalom, una parola che abitualmente traduciamo come ‘pace’, ma che ha in realtà un significato molto più ampio e profondo, di ‘compiutezza’, ovvero della salute del corpo e dell’anima, dell’armonia fra lo spirito e la materia, e quindi della pace nella famiglia, nella società e tra i popoli della Terra. E con questo augurio, unito ai sensi della profonda, quanto mai sentita, riconoscenza mia e degli organi, passati e presenti, nel momento in cui ti appresti a lasciare la direzione del Meis, ma non il Meis, con il quale, in ruoli diversi continuerai a fornire il tuo prezioso apporto, che ti abbraccio virtualmente, in attesa di poterlo fare presto di persona, e poi anche a Yerushalayim, la città dello shalom”.
“La parola ‘Shalom’, che ringrazio il presidente di aver scelto in questo commiato – ha concluso Della Seta – è proprio quella con la quale vi lascio. È una forma di saluto, ma significa anche accoglienza e pace”.
(Foto di Marco Caselli Nirmal)
(7 giugno 2020)