Neofascisti in piazza, pochi e violenti

“Quello di ieri doveva essere un raduno per contestare le politiche economiche del governo per superare l’emergenza coronavirus, ma è durato pochissimo. Meno di un’ora. Preceduto da saluti romani e slogan («Duce, Duce!», fra questi), un centinaio di ragazzi vestiti di nero e incappucciati ha assalito i cronisti e i cameramen con lanci di bottiglie, bastoni, vasi”. La cronaca del Corriere della Sera di quanto accaduto ieri alla manifestazione romana promossa dall’estrema destra con il coinvolgimento di gruppi ultrà. “Un triste minestrone di violenza da stadio, slogan neofascisti, un pizzico di negazionismo scientifico”, la descrizione de La Stampa della manifestazione in cui sono stati attaccati poliziotti e giornalisti. Su Repubblica Roma, diversi approfondimenti rispetto alla manifestazione, con l’appello Pd e Anpi affinché siano vietate nuove “marce su Roma”.
Su Corriere Goffredo Buccini avverte di non minimizzare le violenze di ieri né le manifestazioni dei gilet arancioni della scorsa settimana, sintomi di rabbie che rischiano di esplodere in modo più ampio (allarme simile lo lancia su L’Espresso il direttore Marco Damilano), e invita tutti i partiti di destra a seguire “la strada democratica”, citando l’esempio di Gianfranco Fini. “Persino il nazionalismo identitario, caro a parte della destra, – scrive Buccini – può cambiare segno, come spiega la saggista israeliana Yael Tamir nel suo Why Nationalism: superando con la solidarietà la dicotomia (apparente) tra identità nazionale e più ampia identità europea”.

L’America e le proteste pacifiche. Continuano le manifestazioni di protesta negli Stati Uniti contro il razzismo e le violenze sugli afroamericani perpetrate dalla polizia, innescate dall’uccisione di George Floyd da parte di un agente. Circa 250mila persone hanno sfilato pacificamente a Washington “nel nome di Martin Luther King”, scrive Repubblica. Il presidente Trump, criticato per la gestione delle proteste, “è rimasto chiuso nello Studio Ovale, senza commentare quello che stava accadendo là fuori”, riporta il Corriere. Diverse manifestazioni di solidarietà si sono tenute anche in Italia, da Torino a Bari.

La corsa al vaccino. Ampio reportage di Repubblica sull’impegno globale del mondo della ricerca per trovare un vaccino contro il Covid-19. “Oltre 100 progetti di ricerca, alcuni già in fase di sperimentazione, si contendono un Sacro Graal che vale tra i 30 e i 50 miliardi di euro”, scrive il quotidiano che racconta, tra gli altri, il lavoro d’Israele e in particolare dell’Istituto israeliano per la ricerca biologica di Ness Ziona. “In Israele ci sono molti cervelli, ma non esiste nessun ancora ente in grado di procedere con la produzione di massa né di anticorpi né di vaccini. – si legge nell’articolo – E questione di giorni e si procederà alla firma di un protocollo di cooperazione sulla ricerca sull’anticorpo tra l’Istituto di Ness Ziona e alcuni centri medici e di ricerca scientifica italiani, con l’intermediazione dell’ambasciata d’Israele in Italia”.

Solidarietà a Emanuele Fiano. Un’immagine di Hitler con la scritta “nel forno!”. Emanuele Fiano ieri è stato vittima di un nuovo episodio di antisemitismo. Con il deputato Pd si schiera tutto íl mondo politico. La presidente del Senato Elisabetta Casellati parla di “minacce ignobili”, mentre il suo omologo alla Camera, Roberto Fico stigmatizza la violenza dell’attacco (La Stampa).

Tel Aviv in piazza. Nuova manifestazione contro il governo Netanyahu-Gantz a Tel Aviv. Alcune migliaia di persone si sono radunate per protestare in particolare contro l’annuncio del Premier Netanyahu di voler annettere alcuni territori della Cisgiordania. A mandare un messaggio di sostegno a manifestanti, riporta il Fatto Quotidiano, anche l’ex candidato democratico Bernie Sanders.

L’Italia in guerra. Giovanni De Luna su La Stampa ed Emilio Gentile sul Domenicale del Sole 24 Ore ricordano l’anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia fascista. “La dittatura aveva distrutto la democrazia e, affascinati dall’«uomo solo al comando», gli italiani lo seguirono entusiasti in quella scelta sciagurata. – scrive De Luna in riferimento a Mussolini – La guerra avrebbe dovuto essere «lampo», breve e vittoriosa, e fu invece lunga e catastrofica; avrebbe dovuto permetterci di spartire con la Germania un cospicuo bottino di vittorie e ci coinvolse invece nel crollo del nazismo. Così, quelle piazze lontane ci ammoniscono oggi, proprio grazie al frastuono dei loro applausi, sui rischi che si corrono inseguendo i «pieni poteri», inventandosi ogni volta un nemico a cui «spezzare le reni», allontanandosi dalla compostezza e dalla misura delle regole della democrazia”.

Analogie. Sul Fatto Quotidiano Daniele Luttazzi risponde al pilpul a firma di Emanuele Calò pubblicato sul portale dell’ebraismo italiano moked.it, in cui si criticava l’analogia fatta dallo stesso Luttazzi tra gli ebrei schiavi in Egitto e i palestinesi di oggi. Nel suo secondo editoriale Luttazzi rincara la dose e, citando come riferimento Haaretz, accusa apertamente la politica di Netanyahu di “apartheid”.

Segnalibro. Il 13 luglio di un secolo fa i fascisti appiccarono il fuoco alla Narodni Dom di Trieste, la casa del popolo slovena. Fu un incendio che bruciò per quasi tutto il Novecento, scrive Mauro Covacich sul Corriere Letteratura, ricordando quell’evento come il simbolo della brutalità del nazionalismo. Un male, spiega lo scrittore triestino riflettendo sul significato della Coscienza di Zeno, contro cui la lingua di Italo Svevo era ed è tutt’ora un’arma efficace. Sempre su La Lettura, ampia intervista allo sceneggiatore David Simon, autore della serie Il complotto contro l’America tratta dall’omonimo libro di Philip Roth. Si tratta di una storia alternativa in cui l’aviatore Lindbergh nel 1940 sale alla presidenza dando sfogo al suo antisemitismo e avvicinando il Paese alla Germania nazista. Sul Domenicale del Sole 24 Ore invece si parla del libro di Alessandra Tarquini che esplora i rapporti (e i pregiudizi) della sinistra italiana nei confronti del mondo ebraico.

Daniel Reichel