“Mortara, il figlio del rabbino
che fu ministro del Regno”

“La sua fu una parabola affascinante, intrigante. Qualsiasi campo abbia attraversato l’ha fatto non da secondo e lasciando un segno che a distanza di oltre un secolo è ancora marcato”.
Massimiliano Boni descrive così la figura di Ludovico Mortara, tra i personaggi più significativi dell’ebraismo italiano tra Otto e Novecento. Senatore, ministro della Giustizia, presidente della Corte di Cassazione romana: molteplici esperienze, sempre in prima linea, che sono state ricordate nell’ottavo appuntamento del ciclo di incontri “Diritti e libertà”. Assieme a Boni, che ha raccontato la storia di Mortara nel libro Il figlio del rabbino, ad intervenire sono stati il presidente dell’Associazione Italiana Avvocati e Giuristi Ebrei Giorgio Sacerdoti e il direttore della Fondazione Cdec Gadi Luzzatto Voghera. A moderare l’incontro il direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale. 
Nato a Mantova il 16 aprile del 1855, Mortara intraprende la carriera universitaria come professore di procedura civile all’Università di Pisa e, successivamente, di Napoli.
Entrato in magistratura, diviene nel 1902 Consigliere della Corte di cassazione di Roma e svolge poi funzioni direttive presso le Corti d’appello di Cagliari ed Ancona. Dal 15 aprile 1911 al 14 ottobre 1915 è Procuratore generale presso la Corte di cassazione di Roma e a partire dal 1915 e fino al collocamento a riposo nel 1923 svolge le funzioni di Primo presidente della stessa Corte.
Nel 1907 è Capo di Gabinetto del Ministro di grazia e giustizia e nel 1919 è nominato Ministro di Stato.
(11 giugno 2020)