Tzedakah, valore da mettere in pratica L’impegno sociale dell’Italia ebraica

“Sono molti i passaggi della Torah in cui si fa riferimento all’obbligo di aiutare il prossimo, il forestiero. ‘Se il tuo fratello impoverirà… lo dovrai sostenere: che sia straniero o residente, una volta che viva con te’ (Lev. 25,35). È evidente dalle ultime parole che il termine ‘fratello’ iniziale deve avere un’accezione universale. Il malessere di chi arriva da fuori è un punto sensibile per noi ebrei, sollecitati come siamo dalla nostra stessa esperienza storica”.
Questo concetto di etica ebraica è stato ricordato dal vicepresidente UCEI Giorgio Mortara in occasione dell’approfondimento sulle iniziative dell’ebraismo italiano per il sociale presentate quest’oggi nella striscia quotidiana “Insieme con…” curata dalla giornalista Paola Severini Melograni, andata in onda all’interno del programma Unomattina su Raiuno.
“La presenza delle Comunità ebraiche italiane risale all’epoca precristiana. I cittadini ebrei italiani sono sempre stati al nostro fianco, e oggi vogliamo raccontare uno spaccato particolare di questa storia” ha sottolineato la giornalista, richiamando l’impegno profuso durante questa pandemia e alcuni progetti per il sociale. Un impegno alla solidarietà diffusa, ha ricordato in apertura il direttore della Fondazione Cdec Gadi Luzzatto Voghera, che rappresenta “una dinamica che le comunità ebraiche hanno imparato a condurre nella storia: durante i tristi anni dei ghetti le reti di solidarietà si sono sviluppate e radicate nel corso dei secoli; per cui è un’abitudine consolidata, in momenti di difficoltà ed emergenza, riattivare questo tipo di reti”.
“Quando è scoppiata l’emergenza ci siamo attivati come servizio sociale territoriale UCEI e come singole Comunità per dare aiuto a chi era in difficoltà. L’assistenza ai bisognosi nell’ebraismo, la tzedakah, ha un carattere legale, pubblico ed obbligatorio. È un concetto che potremmo tradurre con il principio di giustizia riequilibratrice. E proprio per questo ci siamo mossi per aiutare le strutture al nostro interno ma anche le strutture sanitarie nazionali con cui attivamente collaboriamo”, sottolinea il vicepresidente UCEI.
In merito alla pandemia, durante la puntata è stato ricordato come le quattro residenze per anziani – luoghi particolarmente colpiti dalla crisi sanitaria in Italia – delle Comunità ebraiche di Roma, Milano, Torino e Firenze, grazie all’attivazione immediata di misure di prevenzione, non abbiano registrato casi di contagio da coronavirus.
Medico e responsabile dei servizi sociali dell’Unione, Mortara aveva già spiegato a Pagine Ebraiche come l’impegno nelle Comunità verso i propri anziani durante l’emergenza abbia seguito due direttrici. “Da un lato, la tutela attraverso le misure di isolamento delle case di riposo, riducendo così il rischio di contagio. Da Milano a Roma, sono stati presi provvedimenti per garantire la sicurezza degli ospiti delle residenze così come delle equipe medico-sanitarie. Dall’altro lato, la comunicazione: la necessità di spiegare sia ai nostri anziani sia alle loro famiglie cosa stava accadendo e prendersi quindi cura anche dell’aspetto psicologico in questa crisi molto complicata”.
Altra iniziativa ricordata nel corso della trasmissione, “la scelta dell’Unione di sostenere il progetto dei corridoi umanitari avviato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Chiesa Valdese, ospitando una famiglia siriana”. Una famiglia di sei persone, scappata dal sanguinoso conflitto in corso nel Paese d’origine, che ha trovato ospitalità a Milano grazie alla collaborazione dell’UCEI con la Comunità ebraica locale e Sant’Egidio. “Il nostro obiettivo è quello di facilitare e promuovere l’idea di integrazione”, l’analisi di Mortara, che spiega: “In un clima segnato dalla logica dei muri e dell’antisemitismo crescente occorre unire le forze per rispondere a una duplice crisi epocale, la guerra in Siria e l’incapacità delle nazioni europee di dare risposte adeguate all’immigrazione. L’obiettivo finale è quello di creare una rete di sussidiarietà e di aiuto per migliorare le condizioni di queste persone in grande difficoltà e contribuire alla loro integrazione, contando anche sulla collaborazione con le strutture sociosanitarie e con altre organizzazioni e di volontariato sociale, al fine di aumentare l’offerta di aiuto”. Per questo, aggiunge il vicepresidente UCEI, era giusto “stringere accordi con le organizzazioni che operano in questo ambito, che promuovono i corridoi umanitari e con le quali le comunità ebraiche già interagiscono a livello locale, in particolare Sant’Egidio, Tavola Valdese, City Angels a Milano e Comune e Regione Toscana a Firenze. Una risposta efficace è l’amicizia solidale di comunità di credenti e della società civile, che si uniscono per costruire ponti”.
In una riflessione più ampia Mortara conclude citando le parole di rav Shimshon Refael Hirsh: “Onora ogni persona che è presso di te e attorno a te come creatura di D.O, considera tutto ciò che gli appartiene come qualcosa che gli è stato affidato dal Signore; onora l’identità astratta e invisibile di ogni persona nella forma in cui essa si manifesta attraverso la sua veste fisica e la sua essenza vitale, nonché nei sui beni materiali che possono essergli cari come il suo corpo. Rispetta la sua esigenza di verità, il suo diritto alla libertà, alla gioia di vita e alla serenità. Non sfruttare mai le sue debolezze fisiche, gli aspetti più incerti del suo carattere e il suo animo prostrato, non utilizzare mai per fini disonesti il potere e l’autorità che ti sono riconosciuti”.