La polizia uccide un altro nero,
negli Usa la tensione si riaccende

Si chiamava Rayshard Brooks, era nero e aveva 27 anni. La polizia di Atlanta gli ha sparato tre colpi alla schiena mentre scappava, dopo esser sfuggito all’arresto (addormentato in un parcheggio, non aveva superato l’alcol test). Un episodio che riporta l’attenzione sulle tensioni negli Stati Uniti.
“Negli ultimi giorni – riporta il Corriere – la tensione, in Georgia e altrove, sembrava fosse leggermente calata. Dalla strada si stava passando ai provvedimenti di riforma, sia a livello locale che federale, con una legge in discussione a Washington”. Ancora da valutare l’impatto che questo nuovo episodio, seguito dalle dimissioni del capo della polizia locale, potrà avere.

Diverse manifestazioni stanno scuotendo in queste ore le principali piazze d’Europa. Ieri a Londra estremisti di destra postisi a difesa della statua di Winston Churchill hanno cercato lo scontro con dimostranti anti-razzisti (i cui gruppi più estremi ne chiedono la rimozione).
Tensioni anche a Parigi, dove dalla folla che manifestava per diritti e uguaglianza sono partiti slogan antisemiti. “Per alcuni osservatori – scrive Repubblica – è la conferma di un antisemitismo radicato nelle banlieue ma non solo, già emerso in Francia durante varie crisi, dalla stagione degli attacchi islamici al movimento dei gilet gialli”. 
Sempre a proposito di piazze agitate, da leggere anche l’Espresso sulla saldatura in atto tra estrema destra e mondo degli ultrà. Ma si guarda anche, viene sottolineato, a “fondamentalisti cattolici, gilet arancioni e populisti arrabbiati”. 
A Milano intanto vandali ancora non identificati hanno imbrattato la statua di Indro Montanelli, di cui alcuni gruppi hanno chiesto la rimozione per via del suo passato colonialista e il matrimonio e la convivenza con una minorenne in Abissinia. 

Repubblica traduce un’intervista di Bob Dylan al New York Times. Il grande artista presenta I contain multitudes, dove cita anche Anne Frank (“Una storia importantissima, profonda, difficile da articolare o parafrasare, soprattutto nella cultura moderna, dove tutti hanno una soglia di attenzione brevissima”). Tra i tanti temi su cui è sollecitato ad esprimere un pensiero c’è anche l’emergenza sanitaria: “L’arroganza estrema – afferma Dylan – può avere sanzioni estreme. Forse siamo sulla soglia della distruzione. Ci sono molti modi in cui si può ragionare su questo virus. Credo che si debba semplicemente lasciare che faccia il suo corso”. 

L’Espresso pubblica oggi quattro storie di giovani italiane nere. Tra loro la 17enne torinese Gloria Napolitano. Sua nonna, Elena Foa Recanati, fu deportata ad Auschwitz. Scrive Gloria: “Nascere a Torino, in una famiglia piccolo borghese, crescere tra le strade di San Salvario, l’educazione ebraica di mio padre e i negozi colorati nei quali accompagnavo mia madre camerunense mi hanno immersa in una bolla multietnica, immune dal lampante razzismo quotidiano mentre ero ancora troppo piccola ed ingenua per cogliere le microaggressioni. Ero daltonica: presto ho imparato che nel mondo i colori contano”. 

L’Osservatore Romano dedica un lungo articolo a due serie israeliane di grande successo, Fauda e Shtisel. Il consenso di cui godrebbe la prima deriverebbe, si legge, “dalla sua cruda rappresentazione di come la guerra mortifichi e bestializzi chi la combatte”. Di Sthisel invece viene detto: “È la prima volta al mondo che un format così moderno e commerciale come le serie televisive riesce a incontrare la poesia”. 

La Lettura del Corriere pubblica la postfazione di Alessandro Piperno a La scelta di Sophie di William Styron, appena pubblicato da Mondadori. Per Piperno l’autore osò l’inosabile: “Narrare in un romanzo Auschwitz, quindi il Male, pur non essendo un sopravvissuto alla Shoah. Osò, appunto, e aveva ragione: La scelta di Sophie è un libro importante”.
Sull’Espresso Wlodek Goldkorn presenta Il mio giardino selvatico (ed. Bompiani) di Meir Shalev. Per Goldkorn “il fascino della letteratura israeliana deriva anche dall’intreccio naturale fra mito e lingua, ambedue ancorati nell’Antico Testamento, pure quando si tratta di un libro incantevole nella sua apparente spensieratezza e nella saggia leggerezza”.
 
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(14 giugno 2020)