Israele, parole dell’odio, valori comuni:
l’Ajc chiama a raccolta i leader mondiali
Un incontro internazionale fissato a Berlino nel 75esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale sarebbe dovuto essere un evento di importanza storica per l’American Jewish Committee. L’avvento del coronavirus l’ha trasformato in un appuntamento virtuale di grande rilevanza, con un coinvolgimento da parte del pubblico che è aumentato di molto grazie alla larga diffusione dei social media.
Per quattro giorni – da ieri e fino a mercoledì prossimo – vari temi di attualità sono affrontati da capi di Stato come Angela Merkel, Cancelliere Federale di Germania; Mike Pompeo, Segretario di Stato americano; Kyriakos Mitsotakis, Primo Ministro della Grecia; Edi Rama, Primo Ministro dell’Albania; Benjamin Gantz, Primo Ministro aggiunto e Ministro della Difesa di Israele, Heiko Mass, Ministro degli Esteri della Germania; Anwar Gargash, Ministro degli Affari Esteri degli Emirati Arabi Uniti; autorità religiose come Mohammed Al-Issa, Segretario Generale della Lega Mondiale Musulmana e Bawa Jain, Segretario Generale del Consiglio Mondiale dei Leader Religiosi, che hanno dichiarato il loro profondo impegno per il futuro del popolo ebraico e per preservare la memoria della Shoah e rafforzare le relazioni basate su valori comuni. Il programma del forum virtuale prevede anche dibattiti da parte dei protagonisti con posizioni contrastanti e di larghe sfumature riguardo i temi attuali in cui le opinioni sono molto divergenti, come “Il futuro della Cisgiordania”, “Il dibattito sulle parole di odio: i limiti alla libertà di parola”, e “Elezioni Usa 2020: Dibattito sui valori e sugli interessi americani”.
Nella sessione inaugurale svoltasi ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel ha confessato di essere “profondamente commossa dal fatto che l’Ajc avesse in programma di tenere il suo Global Forum a Berlino, per di più nel settantacinquesimo anno dalla fine della Shoah – il tradimento di tutti i valori civili”. La Merkel ha ricordato che l’Ajc è stata la prima organizzazione ebraica a stabilire un contatto con la nascitura Repubblica Federale Tedesca dopo la Shoah, da lei definito “il più terribile crimine mai perpetrato contro l’umanità”.
David Harris, ceo di Ajc, ha riassunto la logica del sostegno alla Germania instaurato così rapidamente dopo la fine della seconda guerra mondiale e delle continue relazioni che hanno portato alla decisione di tenere il Global Forum di quest’anno a Berlino. In un’intervista a “Die Welt” ha dichiarato che “sulla scia della tragedia senza precedenti dell’Olocausto, era tutt’altro che ovvio che un gruppo ebraico cercasse di coinvolgere la Germania del dopoguerra. Ma questo è esattamente ciò che l’Ajc, unica tra le organizzazioni ebraiche mondiali, ha fatto. […] Perché? Non è stato certo per mancanza di comprensione di ciò che è accaduto durante i 12 anni del Terzo Reich. […] Piuttosto, è stato per una semplice ragione: i leader dell’Ajc avevano capito che la Germania non poteva semplicemente scomparire, così come non poteva essere trasformata in un paese agricolo in uno stato permanente di debolezza, come volevano alcuni funzionari americani che tentarono senza successo di persuadere la Casa Bianca all’epoca. Prima o poi la Germania sarebbe riemersa sulla scena europea e mondiale. Questa Germania sarebbe stata di nuovo una nazione tirannica e aggressiva che scatena altre guerre, o sarebbe stata un paese democratico e pacifico che coopera con i suoi vicini e contribuisce ad un mondo più stabile? La risposta era tutt’altro che ovvia negli anni Quaranta. I leader dell’Ajc di allora capirono il fatto essenziale: che non potevano rimanere in disparte ad osservare lo svolgersi della Storia…”.
“Nei successivi settant’anni, passo dopo passo, si è svolta una storia straordinaria. È iniziata con il progetto, con l’aiuto delle autorità dell’Occupazione americana, di introdurre programmi per la popolazione tedesca sui temi della democrazia, il rispetto reciproco, la de-nazificazione e l’antisemitismo”. Harris ricorda che non è stato facile e che c’era ancora molta opposizione: “…non tutti i tedeschi erano disposti a rinunciare da un giorno all’altro all’ideologia […] o a prendere lezioni dagli americani, tanto meno dagli ebrei americani”.
“Ma con il passare del tempo, e con l’aiuto di leader illuminati, tra cui in particolare il cancelliere Konrad Adenauer, sono stati conseguiti i primi segnali di progresso”.
La filosofia dell’Ajc, che consiste nel coinvolgere quei leader e quelle forze aperte al dialogo e di costruire alleanze durature e fruttuose basate su valori comuni, anche laddove la maggioranza generale appare cupa e ostile, è stata messa in atto con successo in molte circostanze nella convinzione che, nutrendo le scintille, la luce possa diffondersi in aree sempre più ampie.
In questo contesto il Virtual Global Forum accoglie anche alcune notevoli testimonianze dal mondo arabo e islamico. Alla cerimonia di apertura, Mohammad al-Issa, Segretario Generale della Lega Mondiale Musulmana, ha raccontato di aver guidato di recente una delegazione di 62 studiosi musulmani di alto livello, provenienti da oltre 28 Paesi diversi, ad una visita ad Auschwitz insieme ai leader dell’Ajc. “In quella memorabile giornata, ha detto, sono stato al fianco dei miei fratelli musulmani ed ebrei, uniti nella determinazione, e ho detto: Mai più. Gli orrori della Shoah non devono mai ripetersi o essere dimenticati”. Ha dichiarato inoltre che ebrei e musulmani devono unirsi per combattere l’antisemitismo, l’islamofobia e tutte le forme di discriminazione e di violenza contro chiunque. “Possediamo dei valori intrinseci, intrinsecamente comuni, che ci legano come esseri umani, indipendentemente dalla razza, dalla religione, dal sesso, dalla nazionalità, dall’etnia o da qualsiasi altra categoria. Conosciamo fin troppo bene il pericolo rappresentato dagli estremisti di ogni tipo che cercano di sfruttare l’instabilità per promuovere l’odio e la violenza… L’unico modo per sconfiggere questo nemico comune è quello di unirci e di agire come un tutt’uno, costruendo ponti di dialogo e di cooperazione guidati da una logica che sia equa ed esaustiva”.
Martedì 16 giugno Anwar Gargash, Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, interverrà al Forum. L’Ajc mantiene relazioni costanti con gli Emirati Arabi Uniti. Una recente intervista con l’ambasciatrice degli Emirati Arabi Uniti alle Nazioni Unite (che ha conseguito un dottorato di ricerca in studi ebraici) si trova sul sito internet dell’Ajc.
Ad introdurre le varie sessioni sono le commoventi e concise testimonianze dei leader e dello staff dell’Ajc che, da figli e nipoti dei sopravvissuti della Shoah, raccontano le loro storie familiari. La sezione si chiama “1933 – 45. Tre generazioni ricordano”. Il presidente dell’Ajc, Hariett Schleifer, nel ricordare le sofferenze di guerra dei suoi genitori ha rivelato che l’impegno di tutta la sua vita è stato plasmato da questi ricordi e dal bisogno che sente di agire per difendere il popolo ebraico insieme a tutti gli altri che hanno bisogno di difese contro le ingiustizie.
Lisa Palmieri-Billig, rappresentante in Italia e presso la Santa Sede dell’Ajc
(15 giugno 2020)