Meis, l’insediamento del rav Spagnoletto
“Educazione, la sfida più importante”

Mettere al centro l’educazione delle nuove generazioni. È questa la sfida richiamata da rav Amedeo Spagnoletto, neo direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, nel giorno del suo insediamento a Ferrara.
Alla presenza di autorità militari e civili ferraresi, il prefetto Michele Campanaro, il questore Cesare Capocasa, l’arcivescovo Gian Carlo Perego e il presidente della Comunità ebraica Fortunato Arbib, è stato il presidente del Meis Dario Disegni a introdurre il neo direttore: “Nonostante l’emergenza Covid-19 il Museo non si è mai fermato e ha lavorato a nuove proposte sul web. È però un piacere riaccogliervi adesso tutti per quello che è l’Inauguration Day dedicato ad Amedeo Spagnoletto, nuova guida del Meis”.
Disegni ha voluto ricordare il legame tra rav Spagnoletto e il museo: “Durante la scorsa mostra ‘Il Rinascimento parla ebraico’ abbiamo voluto esporre il Sefer Torah di Biella, il più antico rotolo della Torah ancora in uso. Ebbene, a fare questa straordinaria scoperta è stato Amedeo Spagnoletto, in qualità di sofer, scriba rituale, che ha voluto studiare approfonditamente l’opera inizialmente datata 1500 scoprendo che era stata prodotta in effetti nella seconda metà del Duecento. Una rivelazione che ha fatto il giro del mondo”.
“Un ringraziamento sentito – ha concluso Disegni – lo voglio fare al direttore uscente Simonetta Della Seta, che ha lavorato per l’apertura del museo animandolo di tantissime iniziative. Il Meis si prepara ora alla programmazione culturale dei prossimi mesi e alla nuova grande mostra che verrà inaugurata nel 2021, dedicata ai ghetti”.
Proprio per questo, per presentarsi alla città, rav Spagnoletto ha scelto di dare un assaggio della mostra tenendo una breve conversazione sull’educazione al tempo dei ghetti. “Ciò che ha permesso agli ebrei di sopravvivere, nonostante tutte le peripezie – ha spiegato – è stata l’educazione. Tante infatti sono le norme che il Talmud dedica alle tecniche di insegnamento con una straordinaria modernità, come per esempio l’indicazione di tenere comunque in classe lo studente indisciplinato, perché solo così riuscirà ad imparare qualcosa. Nell’Haggadah di Pesach vi è inoltre la celebre rappresentazione dei quattro figli: il sapiente, il cattivo, il semplice e colui che non sa fare domande: essi non sono altro che le quattro tipologie di studente con cui un insegnante o un genitore si deve confrontare per trasmettere una conoscenza su misura per loro”.
Il viaggio nel mondo dell’educazione è proseguito con la figura di Leon da Modena (1571-1648) che proprio a Ferrara si è formato da bambino, la disamina di alcune iscrizioni a margine dei manoscritti con notazioni che ci rivelano per esempio lo stipendio di un insegnante dell’epoca e l’immagine di un antico abbecedario ebraico ferrarese che ci trasporta in una classe di secoli fa. Un ultimo omaggio è dedicato alla comunità ebraica di Cuneo la cui eredità è stata preservata e trasmessa alle nuove generazioni da Enzo Cavaglion, il coraggioso partigiano scomparso lo scorso anno.

(17 giugno 2020)