Il dossier di Pagine Ebraiche
La sfida decisiva di rinnovarsi
Tel, antico. Aviv, primavera e rinnovo. Il nome della città israeliana sulle sponde del Mediterraneo richiama l’idea di un luogo che affonda le radici nel passato ma che allo stesso tempo rappresenta un nuovo inizio, una nuova possibilità per tracciare strade, edifici e proporre spazi di socialità differenti. Una città costruita sulle dune del deserto, come racconta l’iconica foto scattata l’11 aprile 1909 da Avraham Soskin: in quella data si tenne sulle spiagge poco fuori Yafo (Giaffa) una lotteria per assegnare appezzamenti di terreno per il nuovo quartiere di Ahuzat Bayit, primo insediamento di Tel Aviv. La lotteria fu il frutto di un compromesso: le famiglie coinvolte nella distribuzione dei terreni, non trovando un accordo, fecero decidere al caso. Akiva Arieh Weiss, presidente del comitato della lotteria, raccolse 66 conchiglie grigie e 66 conchiglie bianche. Sulle prime scrisse un numero corrispondente a un lotto, sulle seconde i nomi dei partecipanti. Questa equa e casuale distribuzione fu all’origine di Tel Aviv come prima città moderna e allo stesso tempo ebraica. Uno spazio che ben presto fu casa e rifugio per gli ebrei d’Europa: qui scelse di abitare il grande poeta Chaim Nahman Bialik. Qui arrivarono architetti e urbanisti della scuola Bauhaus, perseguitati dal nazismo, per edificare e disegnare una città all’avanguardia. “Tel Aviv, mare. Luce. / Celeste, sabbia, impalcature… / chioschi lungo i viali, / una città ebraica bianca, lineare / che cresce fra agrumeti e dune”, la dedica in versi da parte dello scrittore Amos Oz.
Tel Aviv nacque dunque dalla partecipazione, dalla cooperazione dei suoi abitanti, convinti di potervi creare, nonostante le avversità, un luogo fisico di rinnovamento e modernità. Oggi metropoli simbolo di socialità e capacità di scommettere sul futuro, Tel Aviv, come tutte le città del mondo, è chiamata nuovamente a rinnovarsi per rispondere ai problemi generati dalla pandemia. Il virus ha fatto emergere con chiarezza i problemi delle metropoli: la disuguaglianza sociale; il diritto alla casa non garantito a tutti; la disparità nell’accesso ai servizi; la necessità di più verde e, più in generale, un maggior rispetto per l’ambiente. Oggi i cittadini del mondo, almeno i più consapevoli, chiedono ai propri amministratori il cambiamento, nuove idee, nuove proposte per migliorare la loro vita e provvedimenti per tutelare la loro salute. Nel dossier “Città da ripensare”, curato da Daniel Reichel sul numero di giugno di Pagine Ebraiche in distribuzione, parliamo di queste esigenze e del dibattito che si è aperto per darvi risposta. Una sfida chiave per il futuro ma rischia di non essere colta: l’opportunità di ricostruirci e rinnovarci sulle instabili dune del presente.
(18 giugno 2020)