Israele punta sullo sport:
il sogno è Chris Froome

Gerusalemme, quattro maggio 2018: poche ore alla partenza della cronometro con cui prenderà il via l’edizione numero 101 del Giro d’Italia. L’emozione nell’aria è palpabile. Per Israele, una vetrina mediatica formidabile.
Il grande favorito Chris Froome prepara la gamba allenandosi sul percorso. È prassi, è routine. Qualcosa però va storto e l’asso del team Sky scivola sull’asfalto, riportando diverse escoriazioni. Un infortunio che lo porterà, nella prima parte della corsa, ad accumulare un considerevole ritardo rispetto agli altri pretendenti alla vittoria finale. 
A un certo punto sembra proprio tagliato fuori dai giochi. Ma è un errore di valutazione. Il dolore è finalmente alle spalle, la pedalata torna accettabile. Inizia così una risalita dal basso a dir poco avvincente. Sprazzi di classe pura, gap in classifica che di tappa in tappa si colmano. Fino al sorpasso. A Roma, tre settimane dopo quello sfortunato esordio, la maglia rosa sarà sua. 
Fino a poco tempo fa solo l’ipotesi che le strade di Israele e di uno dei più grandi ciclisti al mondo in attività potessero tornare a incontrarsi sarebbe stata da classificare nella categoria “fantascienza”. E invece, a quanto pare, potrebbe andare proprio così. Il campione britannico, vincitore in carriera di quattro Tour de France, sembra infatti molto vicino a firmare per la Israel Start-Up Nation. E cioè la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo, in gara già al Giro del 2018 e in quello del 2019 con il nome di Israel Cycling Academy. Da qualche mese la nuova denominazione e l’ingresso nel World Tour, l’elite di questa disciplina. A fine agosto (Covid permettendo) uno storico esordio alla corsa a tappe francese. La speranza è con Froome come leader. 
Riportano i siti specialistici che la trattativa sarebbe ben avviata. Sylvan Adams, il proprietario della squadra, per il momento preferisce non commentare (ma il “no comment for now” con cui ci ha risposto è piuttosto emblematico). Dovesse andare a buon fine, un colpo da novanta. E uno dei momenti più alti dell’intera storia dello sport israeliano. L’impatto di Adams (nato in Canada, ma emigrato da alcuni anni in Israele) è stato in questo senso dirompente. E sempre nel segno di una precisa strategia di rafforzamento dell’immagine dello Stato ebraico attraverso nuovi canali. 
Poco più di quarant’anni fa diventava iconico lo slogan “Anachnu al hamapa, ve’anahnu nisharim al hamapa! – Siamo sulla mappa e ci resteremo” con cui Tal Brody esultava per la semifinale di Eurolega (la Coppa Campioni del basket) appena vinta dal Maccabi Tel Aviv contro i russi del Cska Mosca. Si giocava in campo neutro, per via del boicottaggio sovietico. Quella frase, uscita di getto al termine dell’incontro, voleva essere una rivendicazione ma era anche indicativa di uno spazio ancora da conquistare nell’immaginario collettivo (almeno nello sport). Una volta acquisita quella dimensione, e i numerosi successi internazionali del Maccabi hanno senz’altro giovato, lo sport si è trasformato da elemento accessorio in opportunità di racconto di una Israele diversa da quella che è quotidianamente schiacciata sui temi del conflitto e dei problemi regionali irrisolti. Si parla però in genere, pallacanestro a parte, di episodi isolati: una medaglia in qualche disciplina non di primissimo piano oppure di qualche raro exploit calcistico che ha fatto scalpore (come l’Hapoel Beer Sheva vittorioso nel 2016 in casa dell’Inter) ma sempre per un breve lasso di tempo. Purtroppo, va aggiunto, anche qualche penoso episodio di boicottaggio subito. 
Il vento sembra cambiato con Adams, da sempre molto sensibile al mecenatismo, che non solo ha la possibilità ma anche l’ambizione di pensare in grande. Anche solo avere il Giro a Gerusalemme, all’inizio, sembrava fantascienza. Eppure ci è riuscito, ed è stato un trionfo di sport, colori, emozioni. Un colpo che è parte di una strategia d’insieme che l’ha spinto a finanziare il recente tentativo israeliano di allunaggio così come la partecipazione della popstar Madonna all’Eurovision tenutasi lo scorso anno a Tel Aviv. 
Ma è lo sport, soprattutto, a stare al centro dei suoi pensieri. Del velodromo all’avanguardia che sta facendo realizzare a Tel Aviv abbiamo già scritto più volte. Così come della scelta di sostenere un’altra piccola impresa, questa volta nel mondo dei motori: c’è infatti la sua mano anche nel recente approdo alla Williams, in qualità di pilota collaudatore, dell’israeliano Roy Nissany. Anche in questo caso i benefici in termini d’immagine potrebbero essere notevoli. Con Froome però si entrerebbe proprio nella leggenda.

(Nelle immagini, dall’alto in basso, Chris Froome alla presentazione della partenza del Giro da Gerusalemme; Tal Brody portato in trionfo dai compagni di squadra; Sylvan Adams con Roy Nissany, neo pilota della Williams)

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(19 giugno 2020)