Gli ebrei romani e i libri trafugati,
firmato il protocollo con l’Arma

Furono oltre settemila i volumi trafugati dai nazisti alla Comunità ebraica di Roma. Non si è mai smesso di cercarli, di provare a riportarli a casa. Adesso la sfida è di provare a farlo con un’attività investigativa ancora più stretta. Va in questa direzione il protocollo d’intesa siglato quest’oggi nei giardini del Tempio Maggiore insieme al Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri. Un atto simbolico accompagnato dalla restituzione di 19 libri, che abbracciano tre secoli di storia ebraico-romana, ritrovati con il contributo della Direzione Generale degli Archivi del Ministero per i beni e le attività culturali.
“Un percorso non solo investigativo, ma anche morale” ha sottolineato la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, che ha voluto dedicare questa giornata ai carabinieri deportati una settimana prima del rastrellamento del 16 ottobre 1943 e ai sopravvissuti ai lager che con il loro incrollabile impegno hanno restituito memoria al Paese e in particolare alle nuove generazioni. “Questi libri – le sue parole – sono oggetto di una restituzione importante che prosegue il lavoro di restituire dignità a quelle famiglie che purtroppo non ci sono più e che hanno visto sottratti i loro beni e patrimoni”. 
Anche Giovanni Nistri, comandante generale dell’Arma, ha parlato di “fatti concreti che vanno a corroborare un evento simbolico”. Tre quelli esposti da Nistri: la firma dell’intesa, in primis. E poi, oltre alla restituzione dei volumi avvenuta stamane, la costituzione di un gruppo di lavoro che sarà impegnato in questa ricerca anche in campo internazionale. “Questi 19 libri – ha affermato Nistri – sono piccole tessere di un mosaico che ci impegniamo a completare”. 
A ricordare l’importanza del libro nell’ebraismo è stato il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, alludendo in principio alla sacralità dell’aron in cui si conserva il Sefer Torah. E poi, citando quel che insegnano i Maestri, al fatto che “ognuno di noi è la lettera di un libro che è stata scritta o deve essere scritta”. Oggi quindi non sono stati restituiti soltanto dei libri “ma anche dei corpi e delle anime”. 
Il protocollo porta la firma della presidente Dureghello e del generale Roberto Riccardi, dal settembre scorso a capo del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale. Nel suo intervento introduttivo tutto il senso e l’ampiezza di una sfida che andrà condotta non solo con determinazione, ma anche con sentimento. 
A prendere la parola in apertura Alessandra Di Castro, presidente della Fondazione per il Museo Ebraico di Roma, che ha parlato di collaborazione di anni “che si concretizza in questa firma”; il sottosegretario Anna Laura Orrico, che ha sottolineato come la cultura sia “una meravigliosa possibilità di incontro tra i popoli” e come alla politica tocchi il compito di “lavorare in quella direzione”; Anna Maria Buzzi, a capo della Direzione generale archivi, che in conclusione si è soffermata sul significato di questo primo ritrovamento.
Ad assistere alla cerimonia una rappresentanza dei vari musei ebraici italiani e tra gli altri anche Eike Schmidt, il direttore degli Uffizi da tempo in prima linea per riportare in Italia il patrimonio artistico espropriato al tempo del secondo conflitto mondiale.

(24 giugno 2020)