Il giusto mezzo

In Israele grande ripartenza dei contagi e nuovi lockdown locali. In Germania, oltre a quello ormai noto del mattatoio, sono stati scoperti nuovi significativi focolai, tra cui uno a Berlino. In Corea del Sud 3 settimane fa erano a 710 casi attivi certificati, oggi si superano i 1200. Anche lì, nuovi lockdown locali. Pure in Giappone casi in forte aumento. È vero che si tratta di casi non gravi (solo in Germania la letalità del virus è nella media di 2,5%). Allora virus mutato? Nessuna evidenza scientifica in questa direzione e basterebbe quanto sta succedendo in Sud America (non solo Brasile), negli Stati Uniti (dilagante il virus in Texas e grande diffusione in Florida e California), in Russia, in India, per capire che il virus pare aggressivo quanto prima. Se i casi da noi sono effettivamente meno gravi e le terapie intensive svuotate ci sono molte spiegazioni plausibili, che non contrastino palesemente con le evidenze scientifiche. I treni stracolmi in Liguria, l’assoluta assenza di minime precauzioni in molte città, le spiagge affollate, i festeggiamenti post Juve-Napoli, la movida all’ora dell’aperitivo paiono il segno di un’irrazionalità che si nutre della sensazione del momento. Il negazionismo di oggi fa il paio con l’allarmismo di ieri, per cui in Lombardia le vittime erano così tante perché il virus era mutato, per cui alcuni sono arrivati a chiedere pure a me (in quanto figlio di un medico, sigh!) se c’era pericolo a respirare nei luoghi aperti e se fosse pericoloso aprire le finestre di casa propria. Per cui bisognava imparare a volare perché camminando per strada si calpestava il virus che si sarebbe trascinato fra le proprie mura. Eppure basterebbe poco per mantenere tutto aperto e evitare anche da noi nuove chiusure future, magari in piena estate: andare ovunque, frequentarsi in gruppi un po’ più ristretti, mantenere un minimo di distanza, sconfiggendo questa improvvisa voglia di contatto fisico costante. Ormai le misure per contrastare questo virus che non è la peste bubbonica le abbiamo prese, sia a livello comportamentale che terapeutico (importantissime le diagnosi precoci). Ancor di più, bisognerebbe che il sistema si adeguasse. Il sindaco Sala ha chiesto che molte persone in smart working tornino in ufficio per evitare l’effetto grotta: ognuno chiuso in casa e nessuno che spende nei bar e nei ristoranti. Mi pare una follia e non per il virus, ma perché la pandemia non doveva essere lo stimolo decisivo a ripensare le nostre regole di convivenza? A modernizzare i nostri sistemi di lavoro, a rinnovare l’urbanistica (il nostro modello di città è sostanzialmente quello dell’800) e chi più ne ha più ne metta. Nulla assoluto: la normalità è intesa come il ritorno al prima. Tranne che per i macrosistemi. Se si parla di abbattere il capitalismo, di adottare oggi e subito nuovi modelli economici, diventare tutti vegetariani o vegani, pensare il nuovo socialismo, sconfiggere l’inquinamento e tornare ad un mondo bucolico, creare un mondo di amore e fratellanza in cui ogni barriera verrà abbattuta perché il virus ci ha insegnato che i confini sono fittizi; su tutte queste cose palesemente impossibili si spreca inchiostro a non finire. Insomma, o tutto o niente, quando il buon vecchio Aristotele insegnava che la saggezza è nel giusto mezzo. Ma siamo, appunto, in momenti di irrazionalità imperante.

Davide Assael