Unorthodox dietro le quinte
I letti gemelli nella camera spoglia degli sposi, la parrucca di Esty drappeggiata sulla testa di polistirolo, il foglio di alluminio che a Pesach ricopre la cucina. Di Unorthodox s’imprime nella memoria soprattutto la scena trionfale delle nozze fra Esty e Yanky, vibrante di colori, musica, animazione. L’intera serie è però governata da un’attenzione estrema dei dettagli – dai costumi agli interni, dall’yiddish ai rituali. Il risultato è una magnifica ricostruzione della comunità Satmar, frutto di un lavoro di ricerca che ha coinvolto numerosi esperti.
La lingua e i rituali
Buona parte della serie è recitata in yiddish, con esiti che hanno entusiasmato i critici. L’aspetto linguistico è stato affidato a Eli Rosen, attore e scrittore. Cresciuto in una famiglia hasidica in Borough Park, Brooklyn, Rosen, che ha lasciato la comunità, ha tradotto i testi di Unorthodox in yiddish e lavorato con gli attori perché si impadronissero della lingua e delle sue inflessioni. L’yiddish di Unorthodox è quello nell’uso corrente nelle comunità newyorkesi.
La consulenza di Rosen è entrata anche nel merito della mentalità hasidica. Le scene più delicate sono state, come prevedibile, quelle delle nozze nella seconda puntata. Nella comunità Satmar, spiega Rosen, le nozze sono un rituale religioso e sociale complesso che coinvolge intensamente tutti i partecipanti. Adattare il lungo cerimoniale e le sue abitudini ai tempi televisivi non è stato semplice.
Eli Rosen ha anche riscritto il passaggio in cui il cugino fa notare a Esty che “Questo luogo [Berlino] è infestato da milioni di anime di anime di ebrei assassinati”. “Il concetto nell’ebraismo non esiste”, spiega Rosen. “Non ci sono fantasmi in quest’accezione. La presenza delle anime è una cosa bella”. La riscrittura suona dunque “Le anime degli uccisi sono fra di noi”. “Perché i morti – dice – sono fra di noi. Non importa dove siamo”.
Nel film Eli Rosen interpreta un rabbino. Forte della sua esperienza di cantore, presta inoltre la voce alla colonna sonora.
Gli shtreimel
I cappelli bordati di pelliccia indossati dagli uomini di Shabbat e nella scena delle nozze sono l’accessorio più spettacolare della serie e quello che più ha catturato l’attenzione degli spettatori. L’ipotesi di utilizzare pezzi originali è stata presto scartata e non solo per ragioni di prezzo (uno shtreimel può costare anche alcune migliaia di dollari).
“Ogni cappello – spiega l’autrice della serie Anna Winger – richiede la pelliccia di sei visoni e ci è sembrato non necessario, soprattutto perché ce ne servivano molti”.
È stata dunque una compagnia teatrale di Amburgo a realizzare i copricapi utilizzando pelliccia sintetica avvolta intorno un supporto di cartone. “In questo modo – scherza Winger – nessun visone è stato maltrattato per questo show televisivo”.
Della scelta si è accorta l’associazione animalista Peta che ha attribuito a Unorthodox il premio Compassion in Costume Design. “Usando cappelli di finta pelliccia – recita la motivazione – gli autori di Unorthodox hanno fatto sì che nessun animale fosse percosso, fulminato o scuoiato vivo”. Il premio era stato assegnato in passato all’attrice di origini israeliane Natalie Portman per i costumi di pelle vegan usati in Vox Lux.
I costumi usati nella serie sono stati acquistati in parte a Brooklyn e in parte a Berlino in negozi turchi di abbigliamento modesto o di seconda mano.
Da New York a Berlino
Una parte degli esterni è stata girata a Williamsburg. Gli interni degli appartamenti sono stati invece ricostruiti a Berlino. L’ormai celebre scena delle nozze è stata girata nell’arco di due giorni in una sala palestinese a Berlino, durante un’ondata di caldo che non ha facilitato il compito degli attori nei loro pesanti costumi di scena. La vera sfida è stata però trovare il centinaio di comparse che impersonassero gli ospiti. Poiché il requisito indispensabile per gli uomini era la lunga barba, il casting ha finito per reclutare un esercito di hipster. Dal punto di vista visivo, il contrasto fra il passato e il presente di Esty è marcato da ambienti radicalmente diversi. Se la sezione della storia legata alla comunità Satmar si svolge soprattutto al chiuso, quella berlinese è spesso girata all’aperto ed è colorata, ariosa, stravagante.
Gli autori ambientano la vicenda fuori dalle rotte turistiche, fra architetture realizzate nei Settanta e Ottanta. In particolare, l’accademia di musica dove Esty incontra i suoi nuovi amici e si confronta con il suo talento è un edificio luminoso, dove i piani s’intersecano con eleganza schiudendo da ogni prospettiva nuove possibilità. Lo spunto è venuto agli autori dalla Barenboim-Said Akademie, fondata nel 2016 dal direttore e pianista israeliano Daniel Barenboim e dall’intellettuale arabo Edward Said. “Lì ebrei e musulmani suonano insieme, come in un’utopia”, spiega Anna Winger. “Ci siamo ispirati a quest’idea come al genere di istituzione che può sorgere solo a Berlino”.
Fra realtà e fiction
Il personaggio di Esty si ispira a Deborah Feldman, ma il margine di fantasia della serie è notevole. Entrambe sono cresciute dai nonni nella comunità Satmar, si sposano con un matrimonio combinato e decidono di abbandonare quel mondo. Nella realtà il percorso di Feldman è però più graduale di quello rappresentato in Unorthodox.
Nel 2006 se ne va da Williamsburg insieme al marito e studia letteratura al Sarah Lawrence college. Lascerà il marito e il mondo hasidico quattro anni più tardi. Poco dopo, la sua esperienza diventa un blog e poi il memoir Ex ortodossa (2012). Nel 2014 il trasferimento a Berlino, dove oggi lavora come scrittrice.