“Meis, quattro anni indimenticabili”
“Quando sono arrivata a Ferrara, nel giugno del 2016, c’erano due stanze in una palazzina e un grande cantiere tutto intorno. C’era inoltre un diffuso scetticismo in città. Oggi il Meis è una realtà importante, percepita in tutto il mondo. Il risultato di quattro anni di intenso sforzo fisico e intellettuale da parte di un gruppo di lavoro che ha messo insieme, in modo efficace, diverse professionalità. Un’esperienza che ha lasciato il segno”.
Per Simonetta Della Seta si aprono in questi mesi nuove sfide e nuove prestigiose opportunità di lavoro in Israele. È però anche il tempo dei bilanci. In particolare sull’esperienza da poco conclusasi come direttrice del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Dalla creazione dei primi gruppi di lavoro alla definizione della narrazione museale, dalle politiche di comunicazione in Italia e nel mondo al passaggio di consegne con il neo direttore, il rav Amedeo Spagnoletto: molti i temi su cui ha scelto di soffermarsi insieme alla redazione di Pagine Ebraiche.
La storia degli ebrei italiani è caratterizzata da ventidue secoli di presenza in questo Paese. Tante le possibilità da cui partire per raccontare e condividerla. Tra le decisione più significative assunte sotto la sua guida quella di ripercorrere questo lungo itinerario in modo cronologico. E di far sì che nessun aspetto fosse trascurato. Uno sforzo che ha visto impegnati ciascuno nel suo campo esperti di storia ebraica, il gruppo di lavoro del Meis, la sua dirigenza, il comitato scientifico, diverse altre professionalità coinvolte nella progettazione e nella realizzazione di questa sfida. A suggellare simbolicamente l’impegno, ha sottolineato Della Seta, la visita resa dal Capo dello Stato Sergio Mattarella in occasione dell’inaugurazione della prima mostra, dedicata ai primi mille anni di storia ebraica in Italia, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla.
L’inaugurazione ha permesso di porre un tassello decisivo in un percorso segnato, in questo quadriennio, dalla progressiva crescita dell’offerta museale e dei servizi al pubblico. “Oggi – ricorda Della Seta – il visitatore è accolto da un filmato introduttivo, si confronta con i primi anni di presenza ebraica e a seguire con l’influenza che questa identità ha avuto nel Rinascimento, oggetto della seconda mostra permanente inaugurata nel 2019. A breve potrà inoltre gettare uno sguardo sull’epoca che va dall’istituzione dei ghetti all’emancipazione: sarà questo il tema della terza mostra, che sarebbe dovuta essere inaugurata in questa primavera”.
Tra i motivi di maggior soddisfazione di questi anni, “l’essere stati riconosciuti, a diversi livelli, come un luogo di dialogo, di confronto, uno spazio per i giovani”. E inoltre l’alto numero di visitatori dall’estero, frutto anche dei molti articoli usciti sulla stampa straniera. E ancora il ruolo da protagonista svolto all’interno della rete internazionale dei musei ebraici e di quelli dedicati alla Memoria.
Molte, sottolinea, anche le possibilità in prospettiva. “Il Museo sarà completo solo con la costruzione dei blocchi che ricalcheranno i cinque libri della Torah. Nel primo ci saranno tutte le accoglienze e un bookshop ancora più avanzato. Nell’ultimo, fondamentale, un auditorium”. Nuove importanti possibilità di racconto da raccordare all’idea che un Museo ebraico sia non un luogo dove si contemplano esclusivamente degli oggetti, ma anche e soprattutto un laboratorio di confronto e discussione. “Il punto è come questi oggetti li vivi, come li esponi, come li guardi. Anche gli oggetti – afferma Della Seta – devono essere inseriti in un discorso parlante e che faccia parlare il visitatore”.
L’ex direttrice si dice molto ottimista sul futuro del museo: “Sono felice che rav Spagnoletto stia lavorando in continuità con quanto fatto in passato. Non mi permetterei mai, però, di dare indicazioni di tipo programmatico. So però che al centro ha intenzione di mettere la didattica e lo trovo condivisibile. Una delle sfide più rilevanti mi pare sia quella di fare in modo che anche gli stessi ferraresi abbiano il desiderio di tornare più volte al Meis, suscitando nuovi interessi e curiosità. Il museo del futuro deve essere un museo diffuso, che integri alla visita al Meis una visita alle sinagoghe, all’antico ghetto, al cimitero ebraico. So che in questo ambito e non solo rav Spagnoletto ha tanti progetti nel cassetto. Sono molto belli, ma è giusto che sia lui a svelarveli”.
La conversazione con Simonetta Della Seta sarà trasmessa stasera alle 22.30 sui canali social Pagine Ebraiche e UCEI e, in versione audio, nella sezione Pagine Ebraiche da ascoltare del portale www.moked.it.
(1 luglio 2020)