Letture facoltative
Il mago di Lublino

La magia, l’illusione, i trucchi che incantano le povere platee dei villaggi ebraici della Polonia. Ma anche l’orrore del vuoto quando la maschera cade dal viso del prestigiatore e ne mostra il volto nudo. È la filigrana del Mago di Lublino, tra i migliori romanzi di Isaac Bashevis Singer che da pochi giorni è disponibile in libreria nella nuova edizione pubblicata da Adelphi. Per lungo tempo Roberto Calasso, editore di Adelphi, interrogato su quale autore avrebbe voluto pubblicare tra quelli diffusi in Italia da altri editori, rispondeva con un solo nome: Isaac B. Singer, già uscito dagli anni sessanta per i tipi di Longanesi. Ma da qualche anno, grazie alla cura di Elisabetta Zevi, dopo la pubblicazione di alcuni dei romanzi del fratello Israel, Adelphi ha cominciato a dare alle stampe anche inediti e editi del premio Nobel 1978.
Il mago di Lublino è una vicenda di ascesa e caduta, come spesso sono le storie di Singer. Il protagonista, che è mago e prestigiatore, vive come camminando su una fune a mezz’aria, in equilibrio instabile, a metà tra i cieli e gli abissi. Nella sua parabola si intrecciano come in un vortice sogno e realtà, volontà di evasione e quotidianità, la forza centrifuga del desiderio e quella centripeta delle radici. L’esito è una turbinosa fuga che sembra non avere fine, ma che prelude alla scoperta del vuoto, all’angoscia, alla disperazione cui porta, come per il Don Giovanni di Kierkegaard, la miseria del valzer dell’istante.

Giorgio Berruto

(2 luglio 2020)