Educazione, antisemitismo, emergenza
Le sfide dell’ebraismo americano

Il coronavirus, il costo della vita, l’educazione, l’antisemitismo. Sono alcuni dei problemi che secondo Allen Fagin, vicepresidente uscente dell’Orthodox Union (tra le più grandi organizzazione dell’ebraismo ortodosso americano), la comunità ebraica Usa dovrà affrontare nel prossimo futuro. Intervistato dall’agenzia Jta, Fagin, che lascia la sua posizione ai vertici dell’OU dopo sei anni, si sofferma su alcune questioni che saranno centrali per il domani dell’ebraismo americano. Tra queste l’impatto sulle scuole ebraiche della crisi economica innescata dalla pandemia. “Ci sono molte scuole in cui stanno aumentando le richieste di aiuti per le rette scolastiche – ed erano già a livelli record. Significa che queste istituzioni dovranno trovare i mezzi per soddisfare tali richieste, altrimenti un certo numero di genitori potrebbe trovarsi escluso, a causa dei costi, dalla possibilità di fornire l’istruzione ebraica ai propri figli”. “Sono entrambe preoccupazioni tremende per tutti noi”, sottolinea Fagin. Inoltre – aggiunge – ci sarà da affrontare tutta la serie di problemi legati al benessere psicofisico dovuti all’isolamento sociale. “Nella comunità ortodossa, penso che non ci siano dubbi sul fatto che questa profonda assenza dalla sinagoga avrà un effetto. Quanto, credo, resta da vedere”. Rispondendo poi alla domanda su quali siano i maggiori cambiamenti che hanno segnato l’ebraismo ortodosso in questi ultimi anni, Fagin ne individua due: uno legato all’evolversi dell’antisemitismo, l’altra alla domanda di educazione e formazione. “L’antisemitismo riguarda tutti noi, l’intera comunità ebraica, ma ci sono alcuni aspetti della sua rinascita che credo riguardino in particolare la comunità ortodossa. Cammini per strada con la kippah, e sai che tutti sanno che sei ebreo”. Più identificabile e quindi più a rischio di diventare bersaglio, sottolinea Fagin ricordando l’esplosione di violenze antisemite nell’area di New York. L’ormai ex vicepresidente dell’Orthodox Union, a proposito della Grande Mela, ricorda e stigmatizza inoltre i commenti del sindaco Bill De Blasio, che aveva puntato il dito contro tutta la comunità ebraica, condannando la numerosa partecipazione a un funerale di un rabbino haredi durante il lockdown.
In generale, spiega Fagin “la comunità ortodossa negli ultimi decenni negli Stati Uniti è stata orgogliosa di poter vivere una vita piena, completa e di successo in qualsiasi area di attività scelta. E quindi, quando l’antisemitismo alza la testa e si è facilmente identificabili come ebrei, quel senso di realizzazione e la soddisfazione che ne deriva diventa invece parte integrante di un senso di disagio molto più ampio”. In positivo invece, aggiunge, si sono aperte molte più opportunità “per il proprio apprendimento e il proprio sviluppo come ebreo. Il numero di testi ebraici che sono ora disponibili in inglese, il numero di coloro che studiano Daf Yomi (una pagina di Talmud al giorno), il numero di coloro che trovano il tempo durante il giorno e la settimana per impegnarsi in un serio apprendimento della Torah da un lato, e dall’altro il numero di classi e shiurim (lezioni) che sono disponibili e le piattaforme che le diffondono, sono aumentati in modo esponenziale negli ultimi anni”.
In merito al dibattito sul razzismo negli Stati Uniti generato dall’uccisione di George Floyd, Fagin afferma che l’OU ha preso subito una posizione forte contro l’accaduto. “Credo che la nostra dichiarazione abbia cercato di riflettere almeno due considerazioni molto importanti. La prima è che il razzismo di qualsiasi tipo è contrario ai nostri principi religiosi, quindi, come organizzazione di sinagoghe ortodosse, era importante aggiungere una dimensione religiosa alla conversazione che si stava svolgendo. Noi, come ebrei ortodossi, crediamo che il razzismo sia contrario ai nostri valori ebraici. In secondo luogo, sentivamo fortemente che il razzismo di qualsiasi tipo, che l’odio di qualsiasi tipo, non può restare senza risposta. Quando siamo vittime di antisemitismo, la nostra speranza è che ovunque altre persone di buona volontà si alzino e dicano che è sbagliato. Allo stesso modo, quando vediamo il razzismo alzare la testa, dobbiamo alzarci in piedi e dire che è sbagliato”.