La legge francese
contro l’odio sul web
Con la c.d. “Loi Avia” (dal nome della proponente Laetitia Avia) promulgata quale Legge n° 2020-766 del 24 giugno 2020 mirante a lottare contro i contenuti d’odio su Internet, la Francia raccoglie il testimone di un’analoga disciplina tedesca, la Netzwerkdurchsetzungsgesetz, e compie dei passi concreti per uscire dalla mera retorica per tentare di difendere i soggetti oltraggiati sul web.
Il Governo francese ha spiegato al pubblico che la legge in parola pone in essere un osservatorio online, presso il Consiglio Superiore degli audiovisivi, incaricato di seguire ed analizzare l’evoluzione dei contenuti d’odio, in collegamento con gli operatori, le associazioni ed i ricercatori coinvolti.
La proposta di legge adottata dal Parlamento imponeva agli operatori delle piattaforme online ed ai responsabili dei motori di ricerca di ritirare entro 24 ore dalla notificazione i contenuti manifestamente illeciti ed entro un’ora i contenuti terroristici o pedopornografici Il 18 giugno 2020 il Consiglio Costituzionale ha censurato tali previsioni. La normativa approvata introduce anche delle modifiche alle norme esistenti in materia di educazione negli istituti scolastici circa l’uso dei social media.
Anche se il Consiglio Costituzionale francese ha molto ridimensionato questa normativa, ciò non toglie che il problema vada posto. Ieri vi è stata una videoconferenza concernente “Discorsi di odio online di natura antireligiosa. Una ricerca su antisemitismo e Islamofobia” presso l’Università Cattolica, promossa dalla professor Milena Santerini. Fra i partecipanti, Tommaso Vitale, associato di Sociologia a Sciences Po (Parigi), il quale, in uno studio del 2014, firmato con altri tre autori (La dynamique des préjugés envers les juifs) scrive che il pregiudizio “ne se fonderait plus sur la notion de «peuple déicide», caractéristique de l’antijudaïsme chrétien, ni sur la prétendue supériorité de la race aryenne, comme au temps du nazisme, mais sur l’antisionisme et l’amalgame polémique entre « juifs », « Israéliens » et « sionistes ». Elle s’abriterait derrière la défense des droits de l’homme et des opprimés, retournant contre les victimes d’hier l’accusation de racisme et d’impérialisme”.
Forse, nella lotta al pregiudizio, andrebbe privilegiato il versante educativo; è una vita impervia e faticosa, ma è quella che merita maggior rispetto, purché gli aspiranti maestri, oltre ad avere il necessario spessore intellettuale, non siano mai legati ad ossessioni ma tentino di porsi nella mente e nei bisogni del prossimo. Un odiatore, ad esempio, non potrebbe mai candidarsi a Maestro e, d’altronde, nessuno di noi è né onnisciente, né infallibile né capace di mettere giudizio agli altri se prima non ha messo giudizio a sé stesso. L’ebraismo e gli ebrei hanno e abbiamo millenni di discussioni teoriche alle spalle, che qualcosa avranno pur fatto per evitare di cadere nel fanatismo. Su questa falsariga, qualcosa potrebbe essere fatto, purché ci si ricordi di non essere mai, al contempo, pompieri e piromani. E questo vale per tutti, compreso chi vi scrive.
Emanuele Calò, giurista
(7 luglio 2020)