Dalla Lombardia alla Sicilia,
un’esperienza didattica di successo

L’insegnamento a distanza, come è noto, ha rappresentato una delle grandi sfide degli scorsi mesi. Nel pieno della crisi, quando tutto il Paese era in lockdown, la Fondazione Museo della Shoah di Roma ha scelto di mettersi in gioco, con un progetto mirato, offrendosi come punto di riferimento per centinaia di studenti e docenti. È stato così istituito un vero e proprio sportello didattico, che ha svolto una funzione essenziale nella preparazione in remoto degli esami e delle prove di fine anno concernenti quel periodo storico. Un’iniziativa in linea con le molte attività che la Fondazione realizza da tempo assieme al mondo della scuola: come l’esperienza dell’alternanza scuola/lavoro spesso ricordata con orgoglio, nei suoi interventi, dal presidente Mario Venezia. 
Oltre cinquecento, racconta Marco Caviglia, ricercatore della Fondazione, gli studenti da tutta Italia che sono stati raggiunti dallo sportello didattico. Molteplici le modalità di fruizione del servizio loro offerte: lezioni in diretta rivolte a una o più classi, lezioni registrate, approfondimenti “one to one” con singoli studenti. 
Un’esperienza che ha messo a confronto con i tanti scenari della crisi. C’è la storia di Carlo, ad esempio. Un ragazzo della provincia di Bergamo, epicentro dell’epidemia, che non sapeva come reperire materiale e approfondimenti per preparare la tesina di fine anno. “La Fondazione è stata molto disponibile e tempestiva” sottolinea al riguardo la madre.
E ci sono i ragazzi dell’IC Torrimpietra (Fiumicino), che in gennaio hanno iniziato a preparare una ricerca sul 16 ottobre conclusasi il 30 giugno, dopo la fine degli esami di terza media, quando i ragazzi hanno presentato a tutta la scuola il proprio lavoro tramite power point, registrazioni, disegni e molto altro. E ancora le due classi dell’Istituto Tecnico Fermi Eredia di Catania che, insieme alla Fondazione, hanno preparato una parte dell’esame di maturità. Racconta Giuseppe Conte, uno dei professori che li ha seguiti: “Insegno matematica, ma nello spazio delle mie lezioni ho sempre riservato qualche minuto a riflessioni sul mondo che ci circonda, sull’essere cittadini consapevoli, sulla Memoria. La Fondazione ci ha offerto un aiuto formidabile, permettendoci di costruire un percorso che proseguirà nel tempo”.

(Nell’immagine la Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma)

(9 luglio 2020)