Gerusalemme, governo in difficoltà
mentre l’emergenza non dà tregua

Manca una gestione chiara da parte del governo d’Israele di fronte alla crisi del coronavirus. A dirlo non solo i media locali ma anche la più alta carica dello Stato, Reuven Rivlin. Il presidente israeliano, in una inusuale tirata d’orecchi all’esecutivo, ha pubblicamente criticato il governo guidato da Benjamin Netanyahu per non aver sviluppato “una dottrina chiara e coerente” per combattere il coronavirus. Rilevando come la crisi sanitaria abbia spinto i partiti politici – Likud e Kachol Lavan su tutti – a raggiungere l’accordo di coalizione e porre fine a una situazione di stallo, Rivlin ha però evidenziato come “non abbiamo un solo organismo che sia al centro della raccolta di informazioni, della lotta, del controllo e del discorso con il pubblico”. Per il presidente è arrivato il momento di trattare la lotta contro il virus come una questione di sicurezza nazionale e condurre una campagna di contrasto in piena trasparenza nei confronti dell’opinione pubblica e della Knesset. Inoltre, ha chiesto di mettere da parte le rivalità tra partiti e personalità. Rivalità che però si sono riaccese ieri tra i due principali partiti di coalizione, il Likud e Kachol Lavan. A far esplodere lo scontro, una controversa proposta promossa da Bezale Smotrich (Yamina) di formare una commissione parlamentare per indagare sui presunti conflitti di interesse dei giudici della Corte Suprema. La proposta è stata respinta dalla Knesset ma aveva il sostegno del Likud (che però non si è presentato compatto al voto). E da qui lo scontro. “Votare la formazione di una commissione d’inchiesta sui giudici è una dichiarazione di guerra alla democrazia israeliana”, il commento di Kachol Lavan prima del voto in parlamento. La proposta in ogni caso non è passata e Yamina ha puntato il dito contro Netanyahu e il leader del partito Shas Aryeh Deri, entrambi assenti ma in teoria a favore dell’iniziativa. “Non diteci più che siete davvero a favore della riforma del sistema giuridico”, l’aspro commento di Yamina contro Netanyahu e Deri. Tanta confusione dunque mentre il paese cerca di confrontarsi con la pandemia e con i suoi effetti economici. E anche qui la situazione – oltre alle reprimende di Rivlin – è caotica. Il Premier Netanyahu ha incaricato il ministro delle Finanze Israel Katz di presentare un pacchetto di aiuti per aiutare gli israeliani più colpiti dalle misure anti-contagio. Ma, a quanto riferisce Haaretz, Netanyahu aveva già chiesto un piano simile a Nir Barkat, l’ex sindaco di Gerusalemme a cui lo stesso leader del Likud aveva promesso in campagna elettorale proprio il ministero delle Finanze. “Stamattina ho presentato il piano allo staff del primo ministro. Sarei felice di sedermi con il ministro delle Finanze e la divisione del bilancio, per mettere da parte la politica e discutere le mie idee e quelle degli altri”, ha dichiarato Barkat a inizio settimana.
Il programma dell’ex sindaco, spiega Haaretz, inizia con la dichiarazione di una crisi di fiducia economica, che lui attribuisce al fatto che le politiche sia state dettate dall’alto e cambino frequentemente. Ha detto che il Tesoro deve cambiare. “Prima di attuare un piano di lavoro, bisogna assicurarsi che il settore imprenditoriale lo apprezzi, come il piano che sto presentando. Conosco il settore imprenditoriale e voglio che abbia successo – ha dichiarato Barkat – Ci sono persone nella divisione di bilancio [del Ministero delle Finanze] che vogliono risparmiare denaro e vederlo solo come una spesa. Ma il denaro che viene speso è un investimento”. Il parlamentare del Likud ha ribadito il suo scetticismo in queste ore, intervistato dall’emittente Kan, dichiarando apertamente di non avere fiducia nelle iniziative del ministero delle Finanze per far fronte alla crisi economica e che comprende la diffidenza del pubblico. Secondo Barkat il ministero ha fallito, dando aiuti a chi non ne aveva bisogno invece di chi è stato gravemente colpito dal lockdown.
Naama Sikuler, editorialista di Globes (tra i principali media finanziari d’Israele), è altrettanto severa nel suo giudizio: “il ministro delle Finanze è negligente, il primo ministro è andato via senza permesso, il nuovo ministro dell’Economia e dell’Industria si assopisce, e i funzionari del Ministero delle Finanze sono colpiti da un pensiero pietrificato. La leadership economica di Israele è talmente paralizzata che non c’è nemmeno un accordo sul bilancio dello Stato, nemmeno sul fatto che lo sarà per un anno o due. I funzionari del ministero delle Finanze hanno buttato lì riforme tirate fuori da un polveroso e irrilevante cassetto, i bilanci degli aiuti sono bloccati, e l’autorità fiscale ha persino il coraggio di chiedere soldi indietro ai lavoratori autonomi”. “Svegliatevi!”, l’appello di Sikuler.

dr