La Germania alla guida dell’Ue “Serve un’Europa solidale”
Ha preso il via ieri il semestre di presidenza dell’Ue della Germania. A inaugurarlo, il discorso al parlamento europeo della cancelliera Angela Merkel. “L’Unione sta affrontando la più grave sfida della sua storia”, ha detto Merkel, parlando della pandemia che ha innescato una crisi sanitaria, sociale ed economica. “Tutelare i diritti fondamentali, rafforzare la solidarietà, proteggere il clima, la digitalizzazione e il ruolo dell’Europa nel mondo. Vogliamo che l’Unione esca dalla crisi più unita e più forte”, il messaggio della cancelliera (Sole 24 Ore), che ha ribadito come l’unico modo per uscire dalla crisi sia, per l’Europa, attraverso uno sforzo collettivo. “La solidarietà è un investimento che avrà un ritorno”, le sue parole. Tra i punti toccati dalla Merkel, evidenzia la Stampa, la promessa che la presidenza tedesca avrà i giovani e i bambini al centro “perché sono stati i più colpiti dalla crisi, ma loro sono il futuro dell’Europa”. Nel suo discorso, anche un attacco a nazionalisti (“Speravano di approfittare dell’epidemia”) e negazionisti (“Il populismo basato sulla negazione dei fatti arriverà a un punto morto”).
Per la libertà d’opinione. No a tutte le nuove intolleranze, da destra e da sinistra: oltre 150 intellettuali di area liberal – tra cui Margaret Atwood, Noam Chomsky, Salman Rushdie e J.K. Rowling – hanno diffuso sulla rivista Harper’s una lettera aperta in cui denunciano “nuove forme di censura” negli ambienti progressisti che stanno creando “un clima intollerante all’interno della società” (Repubblica). “È una rivolta contro le intimidazioni, contro l’ondata censoria che rischia di sommergere non solo in America università e giornali; contro il ricatto morale di chi consiglia il silenzio e l’omertà sulle nuove e violente forme di intolleranza per non dare armi e pretesti a Trump”, scrive Pierluigi Battista sul Corriere della Sera. Tra i firmatari, il filosofo Michael Walzer, che a La Stampa spiega il suo punto di vista: “È importante difendere il principio della libertà di parola, e resistere alle gang coalizzate contro chi dice cose o sostiene persone politicamente scorrette. Vogliono ripulire le istituzioni, i giornali, le accademie, da chi ha opinioni reazionarie o non sensibili. Bisogna prendere posizione contro ciò, e farlo prima che molti siano colpiti. Alcuni dei firmatari, tipo Noam Chomsky, sono persone con cui raramente mi trovo d’accordo, però penso che questo sia un buon gruppo eclettico, che rappresenta bene le diverse componenti del mondo intellettuale americano”. Sempre su La Stampa Mattia Feltri ricorda il discorso non politically correct del protagonista della 25ma ora di Spike Lee come esempio di libertà d’espressione.
Usa, virus fuori controllo. Non siamo ancora alla fine della pandemia, anzi. Cupe le previsioni del virologo Anthony Fauci, a capo della task-force anti-Covid della Casa Bianca, intervistato oggi dal Corriere. “A meno che tutti i diversi Paesi non adottino misure di contenimento, dobbiamo aspettarci una diffusione del contagio ancora più vasta. Negli Stati Uniti abbiamo un problema, perché la nostra epidemia non è sotto controllo. – afferma Fauci – Stiamo osservando grandi focolai in Brasile, in Sud Africa e ora in Asia. In definitiva siamo soltanto all’inizio della pandemia globale che, molto probabilmente, peggiorerà ulteriormente, prima di migliorare”. Per Fauci, la tesi diffusa da alcuni in Italia per cui il virus è meno pericoloso è sbagliata. “Non c’è proprio alcuna prova che il virus stia diventando più debole. Questo è certo. Immagino che sia solo un auspicio sostenere il contrario. Il coronavirus è destinato a restare con noi per un tempo considerevole, fino a quando non avremo adottato misure molto buone di contenimento e non avremo messo a punto il vaccino”. Tra i punti toccati, Fauci afferma la necessità di riorganizzare l’Oms, realtà fortemente attaccata da Trump, ma ne sottolinea l’importanza.
Cent’anni di Franca Valeri. Il 31 luglio l’attrice, scrittrice e regista Franca Valeri arriverà al secolo di vita. Diverse le interviste rilasciate in queste settimane dalla Valeri in cui ha raccontato, tra l’altro, i tragici momenti della guerra, vissuti nascosta a causa delle persecuzione anti-ebraica. “Il giorno più bello – ricorda Valeri in un’intervista pubblicata oggi dal Quotidiano nazionale – è stato forse il 25 aprile 1945, sentivo che da qual momento la mia esistenza sarebbe cambiata. Si usciva dall’incubo di una guerra che sembrava non finire mai”.
Srebrenica, chi vuole cancellare la memoria. A 25 anni dal massacro di Srebrenica, Repubblica ricorda come fu a lungo negato e ancora oggi il suo ricordo venga distorto. Il quotidiano dà voce a chi combatte per tutelare la memoria di quella tragedia. “Senza poter generalizzare, diciamo che esiste un pensiero unitario secondo il quale il genocidio di Srebrenica non è avvenuto – dice a Repubblica Dragan Bursae, professore di filosofia e giornalista -. Ma oggi c’è di peggio, questa matrice culturale vive in una narrativa terribile che sostanzialmente recita: ‘A Srebrenica il genocidio non c’è stato, e Dio voglia che si possa ripetere tre volte’. La negazione del genocidio ha raggiunto un nuovo livello, e cioè l’affermazione del genocidio come qualcosa di ‘buono’, come una ‘buona pulizia’, come ‘buon sangue’”.
Il jihadista della porta accanto. Un trentenne italiano è stato arrestato a Milano dai Carabinieri del Ros per aver diffuso attraverso i social la propaganda dello Stato Islamico (Corriere). L’uomo secondo le accuse istigava i propri interlocutori ad abbracciare il jihad globale contro tutti gli infedeli (il gip spiega come abbia incitato alla “lotta contro gli ebrei e i crociati”). A radicalizzarlo un amico, tunisino, finito poi in carcere a Perugia con le stesse accuse (Repubblica Milano). L’accusa ipotizzata nei suoi confronti è istigazione a delinquere aggravata dall’uso del mezzo telematico.
Segnalibro. Sul Fatto Quotidiano si parla delle vicende editoriali dei fratelli Israel e Isaac B. Singer, parlando di paradosso italiano: “Da noi il premio Nobel è il meno famoso dei due: “colpa” – si legge nel pezzo a firma di Antonio Armano – di Adelphi che ha creato un caso sulla Famiglia Karnowski”. “I rapporti di forza tra Isaac e Israel non si sono invertiti, ma a dirla tutta sono tornati verso il valore iniziale. – aggiunge Armano – Isaac è cresciuto all’ombra di Israel nella Polonia tra le due guerre. Sarà lui a chiamarlo a New York e a farlo collaborare con riviste yiddish, introducendolo nel mondo letterario, come già era accaduto a Varsavia”. Il Corriere presenta invece Sud (Bompiani) di Mario Fortunato, che narra la saga autobiografica di una famiglia meridionale. Un libro che, racconta il quotidiano, si apre con una cena di Pesach a Londra, in cui al protagonista “fu affidata la lettura di un testo in italiano che ricordava la Shoah e mentre leggeva sono cominciate a scendergli le lacrime. Ma non, come tutti pensarono, perché commosso dalla rievocazione dei tremendi avvenimenti, bensì perché all’improvviso era tornato il ricordo della sua infanzia e dei personaggi che l’avevano accompagnata”.
Daniel Reichel