Letture facoltative
Shah-in-Shah

Shah-in-Shah, re dei re, è il nome con cui dai tempi di Ciro il grande sono noti gli imperatori persiani. Il giornalista polacco Ryszard Kapuściński ha raccontato gli ultimi giorni del potere dell’ultimo scià, travolto nel 1978 da una rivoluzione incruenta che condurrà in breve tempo al potere cruento degli ayatollah. Kapuściński racconta non solo le manifestazioni contro lo scià a Teheran e nelle altre città, ma anche e soprattutto i decenni che hanno preceduto e portato a quei giorni caldi: decenni segnati da progetti megalomani, spese folli, corruzione estesa a sistema, brutalità omicida e repressione di ogni forma di dissenso da parte della temuta polizia segreta Savak. La politica dell’ultimo scià è fatta di slogan inconsistenti (la “Grande civiltà”) e di foto luccicanti di monarca e consorte in vacanza a St. Moritz oppure delle parate militari, ma nasconde a malapena un regime fondato su paura e delazione. Quando la rivoluzione si impone ha molte anime: democratica e liberale, nazionalista radicale, comunista e islamista: tante tendenze contraddittorie unite nella lotta contro il regime dell’ultimo Pahlavi. Ben presto sarà la “fede fanatica” – le parole sono di Kapuściński – degli islamisti, compattamente allineati dietro al semplice messaggio dell’ayatollah Khomeini, a escludere e perseguitare quelli che fino a poche settimane prima erano associati nella lotta contro la dittatura. Leggere Kapuściński chiarisce la distanza tra obiettivi e speranze di molti dei primi oppositori dello scià e il rapido rovesciamento della rivoluzione in un nuovo regime ugualmente liberticida e, in più, fondamentalista.

Giorgio Berruto

(9 luglio 2020)