Duda vince in una Polonia divisa
Il presidente uscente della Polonia, il conservatore Andrzej Duda (candidato del partito Diritto e Giustizia – PiS), ha vinto con piccolo vantaggio rispetto allo sfidante, il liberale europeista Rafal Trzaskowski (Piattaforma civica). “Per raggiungere la maggioranza assoluta il presidente uscente contava sull’estrema destra, schierata al primo turno con Krzysztof Bosak, e sullo zoccolo duro della Polonia rurale tradizionalista”, spiega il Corriere, parlando invece di una rimonta notevole per Trzaskowski, “considerato anche l’ostracismo dei media filogovernativi”. Un elemento approfondito da Repubblica, che racconta come “la maggioranza dei media, dalla tv pubblica che ha diffamato Trzaskowski ogni giorno, dipingendolo come ‘uomo schiavo delle lobby omosessuali e stranieri’ e affermando che ‘le presidenziali sono la scelta tra un programma di estrema sinistra (il partito di Trzaskowski) e un programma patriottico, quello del PiS. Dipingendo Trzaskowski come deciso a versare miliardi di indennizzi agli ebrei espropriati prima dai nazisti poi dal comunismo e a ‘trasformare la Polonia in un’appendice della Germania’”. Ad analizzare sul Corriere le divisioni interne alla Polonia, lo scrittore e giornalista Konstanty Gebert (intervistato da Pagine Ebraiche dopo il primo turno) che spiega: “entrambi gli schieramenti pensano che l’altro menta: Duda quando sostiene che tutto va per il meglio e Trzaskowski quando porta dati che dimostrano il contrario”.
Trieste, il rogo spento dopo cent’anni. Oggi a Trieste si ricorderà, cent’anni dopo, il rogo del Narodni Dom, la Casa della cultura slovena, con uno storico incontro tra il presidente italiano Sergio Mattarella e quello sloveno Borut Pahor. Durante la cerimonia ci sarà la simbolica restituzione dell’edificio che fu bruciato dai fascisti il 13 luglio 1920. “Un gesto di grandissimo coraggio – afferma a Repubblica Raoul Pupo, tra i massimi esperti delle vicende legate al confine orientale – spesso abbiamo rimproverato le istituzioni di essere un passo indietro rispetto all’esigenze di riconciliazione, questa volta hanno fatto un balzo avanti. Indicano una direzione importante verso la pluralità, ma mi chiedo se la società civile locale sarà in grado di seguirli”. Durante l’incontro Boris Pahor (106 anni), testimone oculare dell’incendio e voce di denuncia della violenza nazifascista, sarà insignito delle più alte onorificenze dei due Paesi. Sempre Repubblica pubblica il testo di Giulia Albanese tratto dalla ricerca Siamo stati fascisti (Fondazione Feltrinelli, con David Bidussa e Jacopo Perazzoli) in cui si spiega la violenza dell’italianizzazione forzata voluta dal fascismo della Venezia Giulia.
Lettere d’amore prima dell’oblio. “Io vi amo veramente tanto. E prego Dio che torneremo a vivere insieme”. Sono alcune delle parole inviate da Daniele Israel, ebreo italiano incarcerato dai nazisti a Trieste nel 1943 e poi deportato ad Auschwitz, che riuscì a spedire 250 lettere alla moglie nascondendole nel colletto delle camicie destinate alla lavanderia. La sua drammatica testimonianza sulla Shoah è stata recuperata grazie a My Heritage, un’organizzazione britannica di ricerche genealogiche, entrata in contatto per caso coni figli Dario e Vittorio, oggi ultraottantenni, sopravvissuti alla Shoah ed emigrati in Israele dopo la Seconda guerra mondiale. La sua storia e i suoi messaggi sono raccontati oggi da Repubblica e La Stampa. “Aspettavamo le lettere di papà con trepidazione, la mamma le leggeva insieme a noi e poi le ha conservate per tutta la vita come il suo più importante tesoro – ricorda il primogenito Dario – ma non ne ha mai più voluto parlare, forse per risparmiarci nuovo dolore”.
Israele, la parità di genere nell’esercito. Mentre l’emergenza da coronavirus (che registra un drammatico record di contagi nel mondo, con oltre 230mila casi in un giorno – Repubblica), tra contagi in aumento e proteste per la crisi economica, continua a segnare Israele, nella discussione nazionale c’è spazio per una questione legata ai diritti e parità di genere: la possibilità alle donne di entrare a far parte dell’unità di élite dell’esercito Sayeret Matkal. Quattro giovani hanno fatto appello alla Corte Suprema per ottenere la possibilità di entrare nell’unità, racconta oggi Repubblica.
La moschea Santa Sofia. La conversione da museo a moschea di Santa Sofia è un’iniziativa simbolica di Erdogan per consolidare il suo potere e galvanizzare l’elettorato conservatore nazionalreligioso in Turchia e non solo, spiega Marco Ansaldo su Repubblica. Contro questo provvedimento – previsto per il 24 luglio – il Corriere riporta la reazione moderata di Bergoglio (“sono molto addolorato”) mentre su Repubblica si parla di “imbarazzo dei musulmani italiani”, con diversi esponenti a intervenire sulla questione: se Izzedine Elzir, consigliere dell’Ucoii, parla di scelte politiche più che religiose e auspica “che Santa Sofia, anche se trasformata in moschea, resti aperta a chiunque voglia visitarla”, un ex membro Ucoii come Davide Piccardo, considerato vicino ai Fratelli musulmani, sostiene che si tratti di una “operazione di un nuovo corso che vuole sanare determinate ferite della storia recente turca”. “Sin dall’inizio Santa Sofia doveva rimanere una chiesa e basta”, la replica a distanza di Yahya Pallavicini, imam di Milano e presidente della Coreis.
Erdogan tra i silenzi europei. Per l’analista turco Soner Çagaptay (Repubblica), davanti all’aggressività turca, l’Europa rimarrà silente: Erdogan “ha un rapporto pragmatico con l’Europa viene pagato per tenersi i siriani in casa e quei soldi gli fanno comodo. Fra Turchia ed Europa lo scambio commerciale funziona benissimo, ed esula da valori e prospettive. La voce di Papa Francesco, mi dispiace dirlo, è destinata a rimanere isolata: e inascoltata. A parte la Grecia, non c’è nessun leader europeo che oggi ha interesse ad attaccare il presidente turco. E poi sanno che ignorarlo significa impedirgli di dire al suo elettorato che l’Occidente cospira contro la Turchia”. Per Olivier Roy, islamista e politologo francese intervistato sempre da Repubblica, la conversione di Santa Sofia indispettisce soprattutto la Russia di Putin e potrebbe aprire sul quel fronte uno scontro. Nel mentre, spiega Roy, i governi europei stanno finalmente realizzando che Erdogan non ci aiuta a risolvere il problema della radicalizzazione. Troppo a lungo abbiamo lasciato alla Turchia gestire l’Islam in Europa, attraverso il controllo delle moschee. È stata una colossale stupidaggine. Oggi è diventato chiaro che Erdogan è in una posizione aggressiva”.
La politica estera di Di Maio. rapporti con l’Egitto. Il colloquio con Draghi (“Incontro proficuo”). La svolta europeista. Gli elogi dalla Merkel. La Libia da difendere “con i denti”. La prossima missione militare dell’Italia contro i terroristi e le misure contro le infiltrazioni della Cina. Sono alcuni temi toccati nell’intervista del Foglio al ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Razzismo. Vergognoso episodio di razzismo ad Ardea, provincia di Roma, dove Beatrice Ion, 23 anni, atleta di punta della Nazionale di basket in carrozzina, è stata aggredita insieme alla famiglia da un uomo. “Tralasciando le offese che mi ha fatto perché sono disabile, mi ha detto che siamo stranieri del ca… e che dobbiamo tornare nel nostro Paese. Non dite che il razzismo in Italia non esiste perché io l’ho vissuto oggi dopo 16 anni che vivo qui e fa male. È la prima volta che mi capita una cosa del genere legata alle mie origini (Romania). Altre volte è successo perla mia disabilità”, denuncia la giovane al Corriere.
Daniel Reichel