Il voto polacco
e il futuro dell’Europa

E così alla fine ha vinto il presidente Duda nel ballottaggio delle elezioni presidenziali in Polonia che lo ha visto affrontare Rafal Trzaskowski, il sindaco di Varsavia. L’uno deciso antieuropeista, vicino alla destra ultranazionalista e antisemita di Kaczinskj, colui che durante la campagna elettorale ha accusato Trzaskowski di voler “vendere il Paese agli ebrei”. L’altro liberale di centro, europeista convinto. A favore di Trzaskowski hanno votato prevalentemente gli elettori delle città, a favore di Duda quelli delle campagne, legati ad un cattolicesimo tradizionalista, ostili all’Europa e alla modernità. Sotto la precedente presidenza di Duda la Polonia è diventata, con l’Ungheria di Orban, il cuore del sovranismo e dell’autoritarismo illiberale in Europa: l’autonomia della magistratura è stata limitata, i diritti democratici messi pesantemente sotto attacco, l’autonomia della ricerca storica limitata e attaccata, i diritti degli omosessuali negati. La partecipazione al voto è stata altissima. Difficile però che Duda possa continuare tanto facilmente a trasformare la Polonia in un Paese illiberale, arretrato, legato ad un cattolicesimo tradizionalista ed antisemita. Metà del Paese, infatti, gli è contro. Metà del Paese ha tentato con convinzione ed impegno di ribaltare la strada imboccata da Duda, di difendere i valori democratici e l’adesione all’Europa. Una metà che avrà il suo peso nel gioco politico che si apre oggi. Un gioco politico importante non solo per la Polonia, ma per tutti noi, cittadini di un’Europa che vogliamo libera e democratica.

Anna Foa, storica

(13 luglio 2020)