Oltremare – Arte
al tempo del Covid
Mentre gli italiani, almeno quelli che conosco io, ricominciano a fare cose normali come prendere treni e persino aerei e andare in vacanza in montagna o al mare, e noi qui siamo passati invece nell’incredulità generale da paese dai risultati esemplari a esempio negativo additato dagli esperti come paradigma di tutto quello che si può fare di sbagliato a partire da una situazione gestita inizialmente molto bene, io ho scoperto con sgomento che apparentemente per qualche giorno abbiamo avuto i cinema aperti, e non me ne sono accorta. Non ho idea di che prgrammazione possa fare un cinema di questi tempi – cineteche a parte, che almeno hanno un archivio con il quale possono sopravvivere senza nuovi film per anni, alcune per decenni, i cinema normali potranno avere al massimo una o due settimane di novità pre-corona da proporre, e poi in assenza di nuove produzioni non so proprio come potrebbero andare avanti. L’esatto contrario vale per altre forme d’arte, e infatti cominciano a emergere in gallerie di varia natura piccole mostre di artisti che proprio durante il lock down hanno avuto un guizzo di produttività – mica tutti, eh – e adesso possono giustamente esporre le loro produzioni artistiche. Il problema è che siamo ancora tutti così dentro l’esperienza covid-19, che non è facilissimo apprezzare l’arte nella sua natura trascendente, sospesa fra l’intenzione espressiva dell’artista e la fruizione per necessità filtrata da parte dello spettatore. E quando dico filtrata, intendo un filtro molto più fisico che intellettuale, che colpisce più sensi. La vista: con la mascherina il nostro campo visivo è limitato, e gli occhiali perennemente appannati; il tatto: niente strette di mano con l’artista, gomiti che si alzano asincroni e sembra che stiamo ballando il ballo del qua-qua senza l’ombra di una colonna sonora; e l’odorato: la puzza di alkogel, la locale Amuchina, che aleggia minacciosa nell’aria è l’unico odore che trapassa impassibile qualsiasi mascherina. L’arte ai tempi del corona richiede molta più concentrazione, ma ci abitueremo anche a questo, temo.
Daniela Fubini
(13 luglio 2020)