Un’immagine per la Storia
“Una fotografia destinata a restare nella storia perché rappresenta una svolta nel nome dell’Europa, dopo decenni di opposte tentazioni egemoniche e tensioni ideologiche che a intermittenza lievitavano in rancori etnici. Un potente messaggio non verbale che sintetizza una scommessa (non solo politica, ma culturale) vinta”. Sono le parole con cui il Corriere descrive la storica immagine dei presidenti d’Italia e Slovenia mano nella mano a Basovizza in una giornata segnata anche dalla commemorazione del rogo fascista del Narodni Dom, avvenuto esattamente cento anni fa. Un gesto, quello dei due presidenti, che per l’ex ministra Paola Severino (La Stampa) richiama l’analoga iniziativa del 1984 che ebbe per protagonisti Kohl e Mitterand a Verdun, “simbolo non soltanto della pacificazione tra Germania e Francia dopo i tragici eventi della prima e della seconda guerra mondiale, ma anche della ferma volontà di portare avanti il progetto europeista, ponendolo al di sopra dei rancori e delle divisioni nazionali”. Del centenario del rogo e del significato di questo ricordo parla a Repubblica lo scrittore Boris Pahor, 107 anni, che fu testimone oculare dei fatti: “Non pensavo di riuscire a viverlo, la mia missione è compiuta. Il pluralismo delle identità e il dialogo portano alla pace”.
Grazie al voto della Polonia rurale il presidente uscente, il nazionalista Andrzej Duda, resta in sella. Vittoria di un soffio per lui, con poco più del 51% dei consensi. “La scelta cui si sono trovati di fronte i polacchi – scrive La Stampa – è stata quella tra due visioni antitetiche del Paese: da una parte quella aperta alle minoranze, vicina ai diritti delle donne e della comunità Lgbt, fortemente europeista di Trzaskowski, dall’altra quella legata alla Chiesa e alla famiglia tradizionale, ai valori patriottici di Duda, che per tutta la campagna ha avvertito del pericolo della disgregazione della Polonia se lasciata nelle mani di un ‘falso cristiano vicino a ebrei e gay'”. Per Wlodek Goldkorn, che ne scrive su Repubblica, l’impressione è comunque “che l’egemonia dei populisti, l’attrazione per la loro retorica stia giungendo verso la fine”. I quasi dieci milioni di voti di Trzaskowski, sottolinea il giornalista, “sono come un dentifricio che una volta uscito dal tubetto nessuno è più in grado di rimetterlo là dove era”.
Per lo scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua (Repubblica) sono cinque i punti su cui la Turchia dovrebbe cambiare rotta. Uno riguarda le relazioni con Israele. Si legge al riguardo: “Nonostante il chiaro e legittimo sostegno della Turchia alla lotta dei palestinesi per la loro libertà dovrebbe astenersi da scriteriati attacchi contro gli israeliani, tornare a riconoscere il diritto di esistere dello stato ebraico e non stringere rapporti con Hamas a Gaza”.
“Non dimentichiamo – aggiunge Yehoshua – che la Turchia, un importante stato musulmano, riconobbe il diritto di Israele di esistere nel 1948, in contrasto con tutti gli stati arabi che miravano a distruggere il giovane stato ebraico”.
Sull’inserto Buone Notizie del Corriere il 24enne Ilan Misano (nato a Roma, ma da sei anni a Tel Aviv) parla dell’app da lui inventata per misurare i parametri per il monitoraggio del Covid. “Il sistema – racconta – si connette via bluetooth allo smartphone del paziente e comunica con l’app TytoCare: le mamme invece di andare dal medico effettuano una videotelefonata e poggiano il device sul polmone del bambino o dell’anziano. A distanza il medico sente il battito del cuore e i polmoni e capisce se il bimbo o l’anziano hanno febbre o il coronavirus”. Misano, nell’introduzione, viene definito “tra i cervelli in fuga che l’Italia tenta in tutti i modi di riportare in patria”.
“Gli occidentali continueranno a sprofondare nella routine che essi stessi si sono scavati attraverso le bugie. Hanno fatto la scelta politica nel novembre 1973 di allearsi con la Lega araba e il mondo islamico contro Israele e abbandonando i cristiani d’oriente. Questo è il prezzo di questa alleanza”. È l’opinione della studiosa Bat Ye’or, intervistata dal Foglio sulla riconversione di Santa Sofia in moschea.
Noa Rothman, nipote di Yitzhak Rabin, è intervistata dal Riformista sui propositi di annessione israeliana in Cisgiordania. Questo il suo parere: “L’annessione istituzionalizzerebbe l’apartheid, e così facendo darebbe un colpo mortale alla nostra democrazia. L’annessione sarebbe la morte del sionismo”.
Il Corriere Milano intervista la direttrice del Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah. Il lockdown, racconta, è stata un’occasione per riflettere sul suo percorso. “Di colpo – spiega – mi sono chiesta chi sono veramente. Io vengo dalla Siria, i miei genitori sono scappati sui tetti di Aleppo quando nel ’48 è nato Israele. Sono nata a Milano, ma mio padre poteva scappare in Giappone. Ebrea, ho studiato in una scuola francese cattolica. Non ho mai fatto i conti con questo ‘casino’. È stata Milano a darmi un’identità che ha coinciso con il fare teatro”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(14 luglio 2020)