Europa, il giorno dell’unità

“L’Europa ha dimostrato di essere in grado di aprire nuovi orizzonti in una situazione così speciale”. Le parole di Angela Merkel, la cancelliera tedesca, danno il senso del pericolo scampato. Un mancato accordo sul Recovery Fund avrebbe infatti avuto conseguenze catastrofiche. Con il rischio, molto simile a una certezza, di dare avvio a una vera e propria disintegrazione dell’unità europea.
Numerose, come noto, le difficoltà emerse nel corso del negoziato. Oltre alla contrapposizione con i cosiddetti paesi “frugali”, la richiesta avanzata da alcuni governi sovranisti con scarso feeling per il rispetto dei diritti e delle libertà democratiche (Ungheria e Polonia) di soprassedere a una verifica sul loro comportamento in tal senso.
Una sfida aperta. Per l’Unione, i cui valori fondanti restano minacciati dall’azione di leader irresponsabili che dall’odio sembrano trarre legittimazione e consenso nell’urna. E soprattutto per la Germania, che ha da poco assunto la guida dell’Europa in un semestre che si annuncia tra i più importanti di sempre. Un vero e proprio spartiacque storico.
Per Berlino si aprono giornate di azione e di rinnovata consapevolezza del proprio ruolo. È un’altra vicenda di queste ore a suscitare l’attenzione di molti: l’avvio del processo (nell’immagine a fianco) contro l’estremista di destra che, ad ottobre, in occasione del digiuno dello Yom Kippur, aveva provato a fare una strage all’interno della sinagoga di Halle. Stefan Balliet deve rispondere dell’omicidio di due passanti, raggiunti dai colpi della sua arma da fuoco. Un assassinio brutale. Uno dei tanti che hanno purtroppo insanguinato le strade di Germania e d’Europa in questi anni, nel nome malato del suprematismo.
I nomi di tutte le vittime dell’odio neonazista richiamati dai manifestanti raccoltisi all’esterno del tribunale sono più di un monito. E stanno a ricordarci che anche in questo ambito l’Europa dovrà essere unita e coesa. O non sarà Europa.
(21 luglio 2020)