Nel Negev, con la comunità beduina

Tatyana ed Evgeniy Petrovsky sono una coppia di medici. Vivono e lavorano nel sud d’Israele. Evgeniy, dopo aver servito come medico militare nel complicato momento del ritiro dei soldati dal Libano (2000), si è spostato a Beersheva, lavorando a lungo con la comunità beduina che vive nell’area, per poi proseguire la propria carriera come medico di famiglia. Tatyana, pediatra, ancora oggi continua a seguire i beduini, in particolare prestando servizio nella città di Rahat. “È una città relativamente nuova, creata dal nulla, con diverse infrastrutture e con circa 70mila abitanti. In genere i beduini non vivono in una vera realtà urbana ma in insediamenti sparsi; per questo Rahat è un po’ un’eccezione. A dare lavoro a molte persone nella zona è l’azienda Sodastream. La comunità beduina mi ha accolto bene ma è una realtà molto diversa. – racconta Tatyana – Avevo un paziente con tre mogli e trentadue figli che mi ha detto che sarebbe venuto con tutta la famiglia. Sì perché praticano ancora la poligamia.. Per quanto mi riguarda, l’ho scongiurato di non con tutti i figli in un giorno solo”.
Con un tasso di natalità tra i più alti del mondo, la popolazione beduina israeliana è cresciuta di dieci volte fin dalla costituzione dello Stato di Israele nel 1948. Oggi i beduini sono quasi il tre per cento della popolazione (250mila persone), per lo più concentrati nel deserto del Negev, dove un abitante su quattro appartiene a questa realtà. Storicamente, i beduini sono considerati una tribù nomade o seminomade, la cui economia si fondava sostanzialmente sulla pastorizia. Ancora oggi in Israele una parte dei beduini rispecchia questo quadro, così come rispetto all’organizzazione interna, divisa in clan familiari caratterizzati da un’alta natalità e dalla conservazione della poligamia, vietata in Israele.
“Hanno una loro cultura e sono molto protettivi – spiega Tatyana – Con gli immigrati di origine russa, non sappiamo perché, si trovano bene. Probabilmente, almeno per quanto riguarda i medici, preferiscono persone completamente fuori dalla loro realtà perché sentono una maggior tutela della loro riservatezza”.
A Pagine Ebraiche la coppia spiega anche la situazione complicata del coronavirus in Israele e di come i medici e gli operatori sanitari stiano cominciando a soffrire la pressione di lavoro dovuto al riemergere della pandemia.