Piccola Rebecca dello Shabbat

Pochi giorni dopo l’occupazione tedesca del settembre 1939 la città polacca di Białystok, a seguito di elezioni–farsa e in ottemperanza al patto Molotov–Ribbentrop, fu ceduta all’Unione Sovietica e assegnata alla Repubblica Socialista Sovietica di Bielorussia; il 22 giugno 1941, durante l’operazione Barbarossa, l’autorità del Reich assunse il controllo della città.
Il 27 giugno 1941 l’unità tedesca Einsatzgruppe B incendiò la Wielka Synagoga sterminando oltre 2mila ebrei rinchiusi nel tempio, migliaia di ebrei di Białystok accusati di collaborazionismo con il nemico sovietico furono condotti presso la foresta Paytroshi e uccisi; nel giugno 1941 fu aperto un Ghetto – diviso in due settori dal fiume Biała – presso il quale furono trasferiti 60mila ebrei di Białystok e del territorio, la maggior parte di essi fu impiegata presso fabbriche tessili e di armamenti.
Nel febbraio 1943 10mila ebrei di Białystok furono trasferiti a Treblinka, 2mila deportati furono uccisi con l’accusa di insubordinazione, 7600 trasferiti a Majdanek, Poniatowa, Bliżyn, Birkenau (quelli ritenuti non idonei al lavoro furono uccisi in loco), 1200 bambini furono trasferiti a Theresienstadt e successivamente a Birkenau e colà uccisi; il 16 ottobre 1943 il Ghetto fu devastato da reggimenti SS e ausiliari ucraini, estoni, lettoni e bielorussi ma nella medesima notte la Antyfaszystowska Organizacja Bojowa formata da 500 combattenti discretamente equipaggiati scatenò una coraggiosa insurrezione armata e attaccò le truppe tedesche.
L’insurrezione fu sedata dopo alcuni giorni e nel novembre 1943 il Ghetto fu liquidato, i residenti furono uccisi o trasferiti a Majdanek e Treblinka; le truppe sovietiche liberarono Białystok nell’agosto 1944, poche centinaia di ebrei sopravvissero.
Il 1° agosto 1941 Rena Hass fu trasferita con i suoi familiari presso il Ghetto di Białystok dove nell’inverno 1942–1943 scrisse il canto d’amore Przed Ostatnią Podróżą su testo del poeta ebreo polacco Bolesław Pachucki (deceduto a Treblinka) e Pesnya Belostokskikh Partizanov; dopo la liquidazione del Ghetto fu trasferita a Majdanek, ivi nel novembre 1943 suo padre Adolf, violinista virtuoso, fu ucciso dopo essere stato costretto a suonare con l’orchestra di Majdanek.
Deportata al Campo di lavoro coatto di Bliżyn, nel maggio 1944 a Birkenau e nel novembre presso il Campo di lavoro coatto femminile della Lippstädter Eisen– und Metallwerke di Buchenwald (sua madre fu trasferita nel gennaio 1945 a Bergen–Belsen, morì di inedia), nel marzo 1945 Rena, malata di tifo, fu sottoposta a una Marcia della Morte verso Bergen–Belsen, nell’aprile 1945 fu liberata dalle truppe statunitensi presso Kaunitz; nel maggio 1946 emigrò negli USA, nel 1948 sposò Marvin Shapiro e divenne docente di biologia presso la Bronx High School of Science di New York.
Nel 1887 Pesach Kaplan (immagine a fianco), cantore dello shtetl di Stavisk presso Białystok, si trasferì a Varsavia (ivi abbracciò il pensiero di emancipazione culturale ebraica dell’Haskalah) e infine a Białystok, nel 1904 pubblicò il poema in lingua yiddish Di Velgerke nel Petersberger Teg e dopo la Prima Guerra Mondiale fondò il giornale Das Neie Leben; trasferito nel Ghetto di Białystok dopo l’occupazione tedesca, divenne membro dello Judenrat prodigandosi per la diffusione dell’istruzione scolastica e inoltre, ottimo musicista, tradusse in lingua yiddish ed ebraica Lieder di F. Mendelssohn–Bartholdy e R. Schumann, canzoni per gli orfanotrofi ebraici, il ciclo di canti in lingua ebraica Nevel Azor nonché testo e musica del canto Rivkele di shabesdike (su una melodia tradizionale).
Durante i massacri del febbraio 1943 si ammalò e morì un mese dopo, umanamente devastato dal bagno di sangue di quei giorni; il Ghetto gli riservò un solenne funerale senza precedenti.
Nel 1942 il compositore e violinista ebreo polacco Pavel Kletski, appresa la notizia della morte dei suoi genitori e di sua sorella a causa dell’occupazione tedesca a Łódź, smise di comporre; da allora si dedicò esclusivamente alla direzione.
È accaduto a Kletski e ad altri musicisti dinanzi a tragedie personali e collettive; il lutto può assumere le più diverse forme e portare a decisioni dolorose, drastiche e inimmaginabili.
Ciò non accadde mai ai musicisti rinchiusi in Ghetti, Lager, Gulag; ivi il genio sbranò la morte come soltanto uomini affamati di vita e musica osano fare.
Nel film The Shawshank Redemption di Frank Darabont, quando Andy Dufresne trasmise dagli altoparlanti del carcere di Shawshank la celestiale Canzonetta sull’Aria da Le nozze di Figaro di W.A. Mozart – facendo arrabbiare il direttore del carcere – accadde che (riporto l’esatta traduzione, diversa dalla versione italiana) “persino l’ultimo uomo di Shawshank, quel giorno, si sentì libero”.
Le musiche create in cattività sopravvissero ai loro Autori per giungere a noi come meravigliosi uccelli fuggiti dalle gabbie; Loro fecero ciò per il genere umano, dobbiamo meritarcelo.

Francesco Lotoro

(22 luglio 2020)