“Una Turchia solamente musulmana,
un progetto che viene da lontano” 

“Quello che sta facendo Erdogan è in linea con l’atteggiamento dell’impero ottomano? La differenza è che non ci sono più cristiani da uccidere o da espellere. Ma c’è una continuità nel tentativo di cancellare l’impronta cristiana dalla storia turca. È quello che hanno fatto il sultano Abdülhamid II, i Giovani Turchi e poi Ataturk. Erdogan ora lo fa ad esempio facendo diventare una moschea Santa Sofia. Non vuole che si ricordi che la Turchia ha avuto un secolare passato di dominazione cristiana”. C’è una continuità, secondo lo storico israeliano Benny Morris, tra quanto accaduto sotto l’impero ottomano a partire dalla fine dell’Ottocento all’atteggiamento odierno della Turchia di Erdogan. Parlando con Pagine Ebraiche, Morris ritorna sul suo ultimo lavoro, Il genocidio dei cristiani, la guerra dei turchi per creare uno Stato islamico puro (Rizzoli) realizzato assieme a Dror Zeevi. I due storici sono andati a scavare nella storia turca e nei documenti d’archivio e per la prima volta hanno messo in fila tre eventi spesso analizzati in modo distinto: l’uccisione ed espulsione di massa degli armeni, degli assiri e dei greci. Tre crimini che secondo Morris e Zeevi fanno parte di un unico piano, da qui il titolo del libro: il genocidio dei cristiani (in Turchia). “Non siamo ovviamente i primi storici a studiare questi argomenti, prima di noi lo hanno fatto studiosi armeni, turchi, americani, britannici. Ma quasi nessuno ha scritto delle azioni contro le tre grandi comunità come se fossero parte di un progetto di cancellazione unico. Noi – spiega Morris a Pagine Ebraiche – abbiamo messo tutto insieme e spiegato che non c’era un sentimento solamente anti-armeno, anti-greco o anti-assiro, ma in generale anti-cristiano”. Anche la figura considerata simbolo della laicità dell’impero ottomano, Ataturk, non è esente da colpe, sottolinea lo storico israeliano. Anzi. “Ataturk fece in modo che la minoranza greca in Turchia, e parliamo di due milioni di persone, fossero o uccise o espulse. Accadeva mentre lui guidava le forze nazionaliste e poi il governo nazionalista tra il 1919 e il 1923. Prima della svolta laicista, Ataturk si comportò da vero credente musulmano e si liberò dei cristiani”. Le parole di Morris (protagonista dell’ultimo videopilpul) che alla domanda sul perché sul piano internazionale non si chieda conto alla Turchia di queste responsabilità del passato ma anche delle azioni odierne, afferma: “l’Islam è una potenza nel mondo. La Turchia, a sua volta, è una potenza del mondo islamico e nessuno vuole dispiacerla o dispiacere i musulmani in generale. Per questo, non viene ma punita o buttata fuori dalla Nato”. Inoltre, aggiunge lo storico, la Turchia non è chiamata a rispondere delle sue azioni perché davanti non ha una comunità cristiana unita: “i cristiani d’occidente non sono interessati al destino degli altri cristiani delle terre orientali. Non è così con i musulmani: ad esempio in Inghilterra, i musulmani si preoccupano per ciò che succede ai loro fratelli in Iraq o Siria. E arrivano persino ad uccidere qualcuno in Inghilterra per ciò che qualcuno fa in Iraq”.