La gioia della libertà
27 luglio. Due giorni fa, il 25 luglio, è stato l’anniversario della caduta del fascismo, dopo vent’anni di regime. Frutto, certo, di un’implosione interna, se vogliamo di una congiura di palazzo, ma seguito da un momento di esultanza popolare, in cui si buttavano giù i simboli del regime, le teste in marmo del duce, in cui veicoli carichi di bandiere e di folla gioiosa percorrevano le città. Era un’esultanza rivolta soprattutto contro la guerra, nell’idea diffusa che questa sarebbe presto finita, che i soldati sarebbero ritornati a casa. Non era così e infiniti lutti sarebbero seguiti nell’Italia presto invasa dai nazisti e governata al Nord dai servi fascisti di Salò. Come non pensare, guardandone le immagini, alle immense folle esultanti del fascismo? A quelle di Trieste del 1938, quando Mussolini proclamò le leggi razziste, a quella di piazza Venezia quando l’Italia entrò nella guerra, alle altre folle radunate ovunque Mussolini apparisse da un regime dittatoriale e populista? Eppure, quel momento di liberazione e di gioia del 25 luglio mantiene un suo valore e un suo peso. Rappresenta, nonostante tutto, uno stacco forte col passato. E quella gioia, anche se era stata preceduta da acquiescenza, conformismo, viltà, mantiene un senso alto di dignità e ci invita, ancor oggi, alla libertà.
Anna Foa, storica
(27 luglio 2020)