Gianrico Tedeschi (1920-2020)

Decano del teatro italiano, Gianrico Tedeschi aveva da poco compiuto cento anni. Un traguardo festeggiato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in aprile gli aveva fatto pervenire un messaggio di auguri nel quale, ricordando le sue grandi interpretazioni, lo ringraziava per una vita interamente dedicata all’arte.
Una vita nel segno del teatro, ma anche di scelte coraggiose. Come quella giovanile di rifiutarsi di aderire alla Repubblica di Salò che ebbe come conseguenza la deportazione come IMI nei campi di Beniaminovo, Sandbostel e Wietzendorf. Esperienze durissime cui sopravvisse grazie anche alla recitazione: proprio a Sandbostel, con il concorso di compagni di prigionia come Giovanni Guareschi ed Enzo Paci, portò per la prima volta in scena l’Enrico IV. “Sono diventato attore – avrebbe poi raccontato – perché sono stato in campo di concentramento”.
L’inizio di una carriera che l’avrebbe portato lontano. Il debutto con Strehler. Il lavoro al fianco di mattatori come Visconti a Ronconi. L’esperienza del Carosello. Sul palco ci sarebbe salito fino alla veneranda età di 96 anni. “La scena dà forza”, a chi gli chiedeva se non fosse stanco.
Molte le reazioni che stanno seguendo alla notizia della sua scomparsa. Così il ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini: “Con Gianrico Tedeschi scompare un protagonista e testimone del teatro italiano, un grande attore che ha lavorato al fianco di registi come Luchino Visconti, Giorgio Strehler e Luca Ronconi, calcando per più di 70 anni, nel corso di una lunga carriera iniziata in un campo di prigionia con l’Enrico IV di Pirandello, la scena dei teatri d’Italia”. Per il sindaco di Milano Giuseppe Sala “Gianrico Tedeschi ci lascia una lezione unica di vita e di teatro, spesa solo nella passione per il palcoscenico nelle sue forme più diverse e nell’amore per il suo pubblico”.
(28 luglio 2020)