Il “ritorno” dell’educazione linguistica

Il numero 1/2020 appena uscito della “Rivista dell’istruzione” è totalmente dedicato all’Educazione linguistica. Programmato prima della pandemia, pone una questione che, dopo gli eventi degli ultimi mesi, assume una accresciuta pregnanza: quale ruolo assumono le competenze relative alla lettura e alla scrittura, in una fase storica in cui si prefigura uno sviluppo della formazione a distanza e utilizzo formativo di diverse tecnologie?
Luca Serianni, autorevole docente di Storia della lingua italiana, risponde, nella stessa rivista (p.3), con estrema chiarezza: “Non c’è dubbio che la rivoluzione telematica, sempre più pervasiva nella vita di bambini e adolescenti e nella stessa didattica più avanzata (coding), accanto alle potenzialità presenti dei rischi. In particolare uno: quello di squalificare la lenta riflessione su un testo complesso, come carico argomentativo o anche come implicazioni di significato…Senza rinunciare al potenziale educativo e applicativo delle risorse tecnologiche, la scuola deve assicurare il contatto con la cultura scritta nelle sue varie manifestazioni. Che sono quelle della tradizione letteraria, certamente, ma anche quelle del nostro presente…”.
Il problema che abbiamo di fronte è complesso, riguarda la riorganizzazione dei curricoli in funzione dell’estensione delle forme e dei luoghi di acquisizione del sapere. Permane la pregnanza dell’apprendimento complessivo della lingua, dell’esecuzione verbale e, successivamente, di quella scritta, anche in presenza di più strumenti, di più ampie modalità potenzialità tecniche, di diversi codici comunicativi. Tali risorse non attenuano la valenza cognitiva della lingua scritta e parlata: è questo il veicolo di accesso a più vasti ambiti, a più alti livelli di generalizzazioni, a maggiori capacità di comprensione della realtà sociale.

Saul Meghnagi, Consigliere UCEI

(29 luglio 2020)