Periscopio
La ruota del populismo
Viviamo tempi oscuri, in cui molti Paesi del mondo sembrano pervasi da dilaganti forme di irrazionalità, e masse sempre più estese di persone mostrano di nutrire un vero proprio fastidio verso ogni forma di pensiero, di analisi, di costruzione logica. Il famoso detto, secondo cui non si potrebbe avere insieme “moglie ubriaca e botte piena”, sembra ormai completamente superato. È possibile desiderare e pretendere tutto: ci vogliono più servizi e meno tasse, più libertà di assembramento e meno contagi, più aiuti dall’Europa e minore integrazione europea, più soldi e meno lavoro ecc. ecc. La gente pare propensa a seguire, dovunque, chi la spara sempre più grossa, a volte sembra proprio desiderare di essere presa in giro. Quando governano gli altri, è sempre colpa loro, di qualsiasi cosa che accada, ma anche quando si arriva al potere, è facilissimo accusare sempre gli altri, di tutto, e la gente ci crede.
Certo, non è la prima volta nella storia che accadono cose del genere, i racconti dei secoli passati ci offre innumerevoli esempi di come le masse amino essere prese in giro, e di come sia facile farlo, basterebbe rileggere il discorso di Antonio davanti al feretro di Giulio Cesare, nella tragedia di Shakespeare, o riascoltare i proclami pronunciati, neanche tanto tempo fa, da un certo signore, affacciato al balcone di una piazza di Roma. La novità, dei nostri giorni, è che i plurimi ed efficacissimi mezzi di comunicazione moltiplicano ed espandono in misura esponenziale, in tutto il mondo, i fenomeni di emulazione, e questo fenomeno pare riguardare specificamente le parole senza senso, che mostrano di godere di una incredibile forza propulsiva, a differenza di quelle sensate, che appaiono invece deboli e spente. Una frase intelligente, dovunque pronunciata, è destinata a essere subito dimenticata, mentre una scemenza detta in America sarà subito ripetuta in Brasile, in Italia, in Inghilterra.
Il recente romanzo di Ian McEwan, Lo scarafaggio (ed. it. Einaudi, 2019) rappresenta una formidabile parodia dell’obnubilamento populista che ha conquistato il mondo, del quale offre una rappresentazione feroce, di rara forza suggestiva. In un portentoso capovolgimento della Metamorfosi di Kafka, il grande scrittore immagina che il protagonista, Jim Sams, “un tipo perspicace ma niente affatto profondo, si svegliò da sogni inquieti”, vedendosi trasformato, dallo scarafaggio che era, nel Primo Ministro del Regno Unito. Dimensioni colossali, due sole gambe, due sole braccia, lo scheletro dentro al corpo anziché fuori.
Dopo un primo momento di smarrimento, l’ex scarafaggio riesce a prendere agevolmente confidenza col suo nuovo corpo e la sua nuova funzione, e prende a svolgere le sue importanti funzioni in un modo completamente nuovo, basato su una teoria rivoluzionaria, quella del cd. “Inversionsimo”, basata semplicemente sull’invertire l’ordine naturale delle cose, promettendo di raggiungere risultati positivi senza pagare nessun prezzo, e sprecando sistematicamente tutte le risorse disponibili. Più spese, più regalie, più lusso, meno lavoro, meno tasse, meno problemi. Il successo è clamoroso, perché ai sudditi piace da morire, e perché il Premier trova dei fedeli alleati nei colleghi Ministri, i quali si riconoscono, man mano, legati dalla comune provenienza dal mondo degli scarafaggi (tutti meno uno, subito emarginato e costretto alle dimissioni). E un grande amico sarà trovato nel Presidente degli Stati Uniti d’America, Archie Trupper (ogni assonanza di nome non pare casuale), che Sams sente solo per telefono, e al quale chiede allusivamente conferma della sua colleganza di “ex” (ma Trupper non risponde per telefono, un segreto è un segreto).
Ma la metamorfosi di Sams e dei suoi amici non è definitiva: dopo avere concluso la loro missione, avere demolito il Paese, rimbecillito tutto i loro concittadini, tornano orgogliosi alla loro vita di prima. Nel suo discorso di commiato, pronunciato nella sala del Consiglio dei Ministri, Sams così si rivolge ai suoi compagni: “Mi congratulo con voi e vi ringrazio. Come avete avuto modo di scoprire, lo stato di Homo sapiens sapiens non è facile. Gli umani hanno desideri spesso in conflitto con la loro ragione. A differenze di noi che siamo creature coerenti. Ciascuno di voi ha dato una mano umana nel far procedere la ruota del populismo. E potete osservare i frutti del vostro impegno, perché quella ruota sta cominciando a girare. Adesso, amici miei, è venuto il momento di metterci in viaggio verso sud. Verso la nostra adorata casa madre!”.
In fila per uno, soddisfatti e disciplinati, gli scarafaggi lasciano la sala, scendono le scale, escono dall’edificio e attraversano la strada. Uno di loro viene però schiacciato da un camion della spazzatura. Ma non è un finale triste: il governo si riunisce intorno a lui, pregustando il banchetto che sarebbe stato consumato la sera con le spoglie del Ministro, caduto nell’adempimento del suo dovere.
Francesco Lucrezi
(29 luglio 2020)