“Proroga al 15 ottobre inevitabile”

“La proroga è inevitabile e legittima, il virus continua a circolare”. Sono le parole con cui il premier Conte ha annunciato l’estensione dello stato di emergenza fino al 15 ottobre. Come era facile immaginare è questo oggi l’argomento di apertura di molti giornali. Tra i temi su cui resta più alta l’attenzione c’è la scuola. Il Corriere oggi si pone una domanda: come è andata nei Paesi dove si è scelto di non chiudere? Si fa, tra gli altri, l’esempio di Israele (dove le scuole hanno riaperto a inizio maggio). Al centro delle polemiche la decisione di sollevare gli studenti dall’obbligo di mascherina che ha portato, nell’arco di pochi giorni, all’esplosione di numerosi focolai. “Il più famoso – si legge – al ginnasio Rehavia di Gerusalemme: 130 contagi”. 

Repubblica parla di “finta calma” al confine Nord di Israele dopo gli scontri provocati dal tentativo di infiltrazione dei terroristi di Hezbollah. In apparenza, si racconta, la giornata di ieri è iniziata senza particolari apprensioni. Famiglie sui kayak. Giovani al pub. Nessuna disdetta nei tanti Bed & Breakfast della zona. Ma già nel pomeriggio, si legge, l’atmosfera è cambiata. E qualche cancellazione è arrivata “di pari passo con l’annuncio dell’invio di rinforzi sul fronte nord, unità di artiglieria e di intelligence”. 
Degli scontri di lunedì scrive anche l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, segnalando come l’Unifil, la missione Onu che monitora la situazione lungo la linea blu che demarca il confine, abbia invitato le parti “alla massima moderazione”. 

Bernard Henri-Levy, su Repubblica, ripercorre il suo tentativo di rendere omaggio alle vittime del massacro compiuto dalle truppe di Haftar nella località libica di Tarhuna vanificato da minacciosi spari in aria e slogan antisemiti. Un’esperienza che ha lasciato il segno ma che, annuncia, non gli ha tolto la voglia di tornare. “Amata e dolorosa Libia. Teatro di un momento di grandezza in cui, per la prima volta, nove anni fa, alcuni paesi occidentali hanno dato prova di non essere votati a sostenere ciecamente e per l’eternità i tiranni, contro i loro popoli. È per riportare alla memoria quell’Avvenimento senza pari che sono tornato. È con la speranza di vederlo ripetersi – scrive BHL – che tornerò ancora”. 

Su Panorama si torna a parlare di Polonia e in particolare delle recenti elezioni che hanno portato alla conferma del presidente Duda. Un voto che, come noto, ha visto il Paese letteralmente spaccato in due. “Il presidente rieletto – viene spiegato – si trova in mezzo al guado: metà nazione lo disprezza per il suo nazionalismo, le sue idee antieuropee, le politiche omofobe e le uscite ammantate di antisemitismo”. In più, si legge, c’è un partito “che non lo ama”.

Il Corriere racconta la storia di Simon Goodman, un ebreo inglese al cui nonno, un celebre collezionista d’arte, fu sottratto dai nazisti (assieme a molte altre opere) un quadro di Paolo Uccello. Un lungo impegno, negli anni, per ricostruire la collezione di famiglia. E, segnala il quotidiano, un “quasi lieto fine” per questa specifica vicenda. L’opera di Uccello, dagli Anni Cinquanta, era infatti di proprietà di una famiglia milanese. Dopo averne appreso la storia ha deciso di venderla all’asta. E di dividere con Goodman i proventi. 

“Processata in segreto, condannata a 10 anni di carcere senza evidenza di reato e adesso spostata in una prigione in mezzo al deserto”. Succede in Iran dove, racconta La Stampa, una accademica di nazionalità britannico-australiana è finita in carcere con l’accusa di spionaggio. A gennaio, viene spiegato, suo marito aveva rilasciato una dichiarazione in cui aveva detto che la moglie aveva ricevuto una proposta: spiare per l’Iran, in cambio della libertà. Il rifiuto della donna, scrive La Stampa, “ha probabilmente aggravato la sua situazione”. 

Intervistato da Repubblica, il regista israeliano Amos Gitai presenta il suo ultimo film ‘Laila in Haifa’ in concorso alla prossima Mostra del Cinema di Venezia. Racconta Gitai: “È un nuovo passo nel racconto dei miei film che tentano di riunire nello stesso luogo storie di due popoli ingiustamente divisi. L’ho girato in una discoteca frequentata da israeliani e palestinesi ad Haifa, la mia città, la più aperta di Israele”. 

Il Corriere dello Sport segnala la giornata speciale vissuta da Sami Modiano, cui ieri al Quirinale è stata assegnata la medaglia di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica. Nel titolo Modiano viene impropriamente definito “ultimo testimone dei lager”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(29 luglio 2020)