In preghiera, per celebrare la libertà
Da molti anni è uso consolidato, dopo la cerimonia di Minchà del giorno di Tishà be Av, al Beth ha Keneset di Anzio, che i partecipanti si rechino al cimitero americano di Nettuno (Sicily Rome American Cemetery and Memorial) per una preghiera.
Il cimitero di Nettuno, al confine con Anzio, è un cimitero di guerra che raccoglie le spoglie delle migliaia di giovani soldati americani caduti durante la cosiddetta campagna d’Italia nella seconda guerra mondiale, campagna che partì dallo sbarco in Sicilia iniziato nel luglio del ‘43, seguito dallo sbarco a Salerno il 9 settembre 1943.
Il cimitero fu costruito dalla American Battle Monuments Commission sul territorio della città di Nettuno nella stessa area dove fin dai primi giorni dello sbarco di Anzio iniziato il 22 gennaio 1944, che proseguì la liberazione dell’Italia dai nazifascisti, fu posizionato il cimitero temporaneo della testa di sbarco. Oltre 3mila sono i cippi funerari che ricordano i giovani soldati morti in battaglia e molti sono di ebrei.
Alcuni anni fa il gruppo di ebrei libici e romani che frequentano il Tempio di Anzio, ospitato da lungo tempo in una palazzina nel centro della città, scoprì che tra i ragazzi ebrei deceduti, uno di loro, Melton Mednick, era morto l’11 agosto 1943, ossia il giorno dopo Tishà be Av di quell’anno. Da allora, ogni anno i frequentatori del Tempio si recano davanti alla stele che ricorda quel soldato morto in Sicilia e recitano l’izkhor per tutti i giovani ebrei americani che diedero la loro vita, insieme a migliaia di altri soldati, per liberare l’Italia e gli italiani dal giogo nazifascista.
Quest’anno, tra i partecipanti alla cerimonia, anche il Vicepresidente UCEI Giulio Disegni.
(31 luglio 2020)