“Genova, un ponte di speranza”

In queste ore l’Italia torna a volgere il suo pensiero a Genova. A due anni dalla tragedia del crollo del ponte Morandi, il paese si stringe attorno alla città e ai famigliari delle vittime e aspetta l’inaugurazione del nuovo ponte progettato dall’architetto Renzo Piano. All’inaugurazione nelle prossime ore sarà presente il Capo dello Stato Sergio Mattarella, che in occasione del primo anniversario della tragedia aveva ricordato come “il nuovo ponte sarà in grado di ricucire, anzi, per usare un termine caro a Piano, di ‘rammendare’ la ferita inferta dal crollo, riconnettendo una città spezzata, non solo materialmente, in due. Rammendare non significa cancellare. Il nuovo ponte ricorderà per sempre quelle vittime innocenti, sepolte dalle macerie di una tragedia, causata dall’uomo, che si poteva e doveva evitare”. “Di quei convulsi e angoscianti giorni dell’agosto del 2018 – proseguiva il Capo dello Stato – ricordo lo strazio composto dei familiari, una città attonita, smarrita ma non sconfitta, lo straordinario e generoso sforzo dei soccorritori, il grande fiume della solidarietà che si mise immediatamente in moto, dall’Italia e dall’estero”. Di speranza e necessità di non dimenticare le vittime parla oggi il rabbino capo di Genova rav Giuseppe Momigliano. “L’inaugurazione del ponte rappresenta un segno di speranza per la città di Genova così come per tutta l’Italia – sottolinea il rav a Pagine Ebraiche a poche ore dal taglio del nastro del nuovo ponte –
È il segno di una città e di una popolazione che si è impegnata a ripartire, un momento positivo che va al di là del contesto locale, che dà speranza per un nuovo inizio in un momento in cui tutti noi ne abbiamo bisogno”. “Non dobbiamo però dimenticare le vite umane perse in questa tragedia. A maggior ragione in questa occasione di realizzazione, ricordiamo le vittime. Rappresentano una monito per la nostra coscienza, un monito affinché questa tragedia non si ripeta”, sottolinea il rav, che aveva in passato ricordato la grande solidarietà nei confronti di Genova all’indomani del crollo del ponte. “Uno slancio di umanità e di sensibilità verso il prossimo – evidenziava il rabbino capo della città nel primo anniversario della tragedia, che può trasformare un luogo di morte, il ponte della tragedia, in un ponte di vita, ‘ghesher hachaym’. Questo ritorno alla vita non dipenderà solo dagli architetti del ponte futuro ma da ciascuno di noi.

(Nell’immagine, il Presidente Mattarella con i famigliari delle vittime del ponte Morandi nel primo anniversario della tragedia – Foto del Quirinale)