Dittatura del non-pensiero
Vien fatto di chiedersi in che mani sia ormai il nostro destino; che competenze abbia gran parte di coloro che siedono in Parlamento e aspirano alla guida del paese; che idea abbiano del bene comune e come diano mostra di volerlo perseguire.
Se la forma corrisponde così spesso al contenuto e ‘il mezzo è il messaggio’, allora stiamo assistendo a strategie da tribuni della plebe il cui solo scopo è consegnare all’urlo sguaiato, anziché alla logica provata e verificabile, il compito di convincere un uditorio cha a bocca aperta attende la rivelazione. Le argomentazioni sono consegnate all’invettiva, le considerazioni affrontano l’inessenziale ai soli fini dell’effetto. Il nodale e il vitale vengono scansati per privilegiare il sensazionale. Ai problemi di sopravvivenza della gente si sceglie di continuare a discutere della libertà delle mascherine, un po’ come se il Parlamento discettasse di scie chimiche.
Il paese sembra non accorgersi della strategia generale che sottende il cambiamento di clima politico. Neutralizzato negli anni il percorso educativo nella scuola, smobilitata la sanità, screditati il valore e il senso della giustizia, erosa la fiducia nelle competenze dei competenti, consegnato il potere a inetti, sprovveduti e zotici tracotanti, siamo ormai pronti ad affrontare i rischi di qualsiasi imminente disastro.
Mi ha colpito, in questi giorni, che, in occasione dell’anniversario della strage di Bologna, di fronte a ulteriori e innegabili prove di responsabilità del neofascismo, si sia disseppellita per un’ennesima volta la pista palestinese. Fake news e distorsioni del vero sono utili alla strategia dello spirito insurrezionalista.
Si profila una nuova dittatura, che se non sarà politica – ma lo si può temere – sarà certamente quella del non-pensiero.
Dario Calimani