Insegnanti, il tempo della formazione

La formazione degli insegnanti è un’attività specifica di qualificazione professionale e di educazione degli adulti. L’equivoco, secondo il quale “chi sa, sa insegnare”, è stato messo in discussione nel corso del lontano dibattito degli anni tra il 1970 e il 1980, prima che l’enfasi su tale questione si attenuasse progressivamente fino a scemare verso la fine degli anni ’90. Una delle acquisizioni, o meglio, del chiarimento concettuale dell’epoca – il carattere “di mestiere” del lavoro docente, con un preciso ambito di attività e rigorose competenze – rimane, comunque, un caposaldo di qualunque ragionamento sul tema. Ed è utile riprendere, di fronte a una ripresa recente delle riflessioni in materia, alcune acquisizioni realizzate all’epoca.
Una di queste è ascrivibile a Maria Corda Costa, ordinario di pedagogia presso l’Università di Roma e direttrice, all’epoca, del Centro di Ateneo per la Ricerca e la Sperimentazione della Formazione degli Insegnanti (CARSFI). La Corda Costa proponeva di distinguere le competenze richieste al formatore in quattro tipologie: le competenze disciplinari, da precisare in ragione degli sviluppi culturali e scientifici delle diverse materie; le competenze psicologiche, sia di carattere cognitivo sia di carattere relazionale, in ragione della tipologia e dell’età dei discenti; le competenze pedagogiche, tra i quali la capacità di fissare gli obiettivi didattici e di costruire i percorsi coerenti per un apprendimento; le caratteristiche, non definibili in termini di competenze, “di personalità”. Su quest’ultimo aspetto non è possibile una declinazione formalmente puntuale: si tratta di un sapere che induce a una riflessione permanente sulla soluzione di problemi imprevisti e, a volte, inediti. È probabilmente questa quarta area quella sulla quale – in ragione dei più recenti processi di trasformazione – andrà concentrata l’attenzione rispetto al personale in servizio o di nuovo inserimento nella scuola.

Saul Meghnagi