Periscopio – Abbattitori di statue

Avere un atteggiamento critico nei confronti del passato è sempre una cosa positiva. Come docente di storia dei diritti antichi, non riesco mai a restare indifferente nell’illustrare ai miei studenti quali atroci supplizi venissero applicati nelle epoche trascorse, anche per reati meramente ideologici, quante e quali efferate forme di violenza e di sopraffazione venissero praticate, come venissero trattate, in tanti contesti, le donne, i disabili, i deboli, le minoranze etniche, culturali, religiose, quale destino attendesse i popoli vinti, cosa sia stata, nelle sue molteplici forme, la schiavitù, quante e quali energie siano state utilizzate per infliggere ad altri uomini il massimo livello possibile di sofferenza. Credo che, se non finalizzato a una sensibilizzazione delle coscienze, l’insegnamento della storia sia sostanzialmente inutile.
Evitare di tendere dei collegamenti etici tra il passato e il presente svuota la storia della sua principale funzione, che è quella di comprendere attraverso quali percorsi siamo arrivati ai nostri giorni, come si siano realizzati, nelle varie epoche e nei vari luoghi, i cambiamenti, quali forze abbiano agito, quali resistenze siano state incontrate. Anche nel cercare di ricostruire e interpretare eventi di epoche remotissime, quando i cd. uomini primitivi usavano solo attrezzi di legno e di pietra, penso che non sia possibile evitare di effettuare una comparazione tra i nostri comportamenti attuali e quelli dei nostri progenitori. Perché costoro, per il solo fatto di essere stati esponenti della specie dell’Homo sapiens, per quanto diversi, diversissimi da noi, sono anche stati simili, e, per certe cose, uguali a noi. Hanno conosciuto, come noi, la fame, la sete, il dolore, il desiderio, la paura, l’odio, la curiosità, la capacità di creare e di costruire. La storia, ogni tipo di storia, è sempre una forma di confronto, di comparazione.
Ma, se è sbagliato confinare i tempi del presente e quelli del passato in stanze chiuse e separate, altrettanto errato sarebbe privare la storia della sua dimensione diacronica, dimenticando che il passare del tempo determina dei mutamenti culturali e comportamentali profondi, che rendono molto arduo giudicare azioni di ieri con metri di valutazione contemporanei. Un professore, per esempio, di storia romana, che, nello spiegare l’istituto della patria potestas, dicesse ai suoi studenti che i patres familias erano cattivi, per il solo fatto di esercitare la loro funzione, non si dimostrerebbe certo intelligente, e impedirebbe completamente ai suoi discenti di elaborare uno spirito critico e una capacità di lettura di ciò che è stato. E lo stesso varrebbe per un professore di storia americana che dicesse la medesima cosa dei proprietari di piantagioni del XVII, XVIII e XIX secolo, quando il sistema produttivo si basava quasi unicamente sulla mano d’opera servile.
Oltre questo tipo di stupidità (consistente nel pensare che gli uomini del passato non “avrebbero capito” ciò che noi, intelligentoni del presente, abbiamo invece compreso) ce n’è anche un’altra, molto diffusa, che consiste invece nel pensare che i “cattivi” siano sempre e solo i “capi”, dei quali le masse sarebbero sempre state soltanto vittime incolpevoli. Immaginare una storia senza guerre, violenze, colonizzazioni ecc., così, diventa molto facile: basta eliminare tutti coloro che hanno comandato qualche esercito, promulgato qualche editto, piantato una bandiera su qualche terra straniera, e il gioco è fatto, abbiamo una storia “ripulita” col bianchetto, fatta solo di bei pensieri, tipo Baci Perugina.
Partendo da questa doppia premessa – per chi, ovviamente, la condivida -, formulare un giudizio su tutti coloro che, negli ultimi tempi, si sono impegnati da abbattere le statue di chi stato fatto rientrare, in base a verdetto inappellabile, nel novero dei “cattivi” (Washington, Churchill, Colombo ecc.), diventa automatico. Questi abbattitori, infatti, sommano in loro entrambi i tipi di stupidità. Si considerano migliori dei “cattivi” solo perché sono a loro posteriori nel tempo, e perché non sono dei “capi”, anzi nella vita non hanno mai fatto un tubo. E allora, agli abbattitori, rivolgo un piccolo consiglio, e una piccola osservazione.
Il consiglio è questo: per fare prima, abbattete una sola statua, quella di Adamo, il primo dei cattivi, come rappresentante di tutta la categoria.
E l’osservazione è la seguente: se anche la stupidità meritasse delle statue, a voi ne spetterebbe una bella grossa. Ma nessuna paura: non sarebbe mai abbattuta, state tranquilli.

Francesco Lucrezi