Oltre il conflitto, la solidarietà

“Le teorie cospirazioniste sull’esplosione stanno soltanto togliendo l’attenzione dai veri responsabili, le autorità competenti, criminali che hanno rovinato centinaia di migliaia di vite e lasciato dietro di sé una città in rovina”, scrive su Twitter Karl Sharro, un celebre umorista libanese, in merito al proliferarsi delle solite teorie complottistiche sui social networks, le quali non hanno neppure risparmiato la tragedia che ha colpito questa settimana Beirut. Ma in mezzo a questo orrore e a tutto ciò che ne consegue, fa particolarmente effetto l’aiuto offerto dagli ospedali israeliani, la solidarietà dei suoi cittadini, o la bandiera libanese che illumina lo stabile della Beit Iriyat in Kikar Rabin. In Europa certo la solidarietà tra paesi limitrofi è un fatto abbastanza consueto e non suscita granché stupore. Per due paesi in conflitto, come Israele e il Libano, i quali invece hanno chiuse le proprie frontiere e non hanno praticamente più relazioni diplomatiche, il discorso è diverso. Oltre le assurdità del sovranismo e dei fanatismi, il mondo è un villaggio globale, ciò che accade al vicino non può più passare inosservato, non solo come effetto emotivo. Per quanto Israele abbia sempre guardato ad Occidente, esso è un lembo di terra incastonato in Medio Oriente, di questo fa parte non solo per una contingenza geografica. Il Libano e Israele prima o dopo saranno destinati ad incontrarsi pacificamente. Un incontro sempre ritardato che potrebbe giovare davvero ad entrambi.

Francesco Moises Bassano